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Alla ricerca dell’Otium

Alla ricerca dell otium

I latini ritenevano che soltanto l’otium consentisse di dedicarsi alla cura di sé, allo studio e all’approfondimento delle proprie passioni.

L’otium degli antichi non era ovviamente inteso come passività, come “dolce far nulla”, ma alludeva al tempo libero che ogni persona dovrebbe avere.

Ma il tempo libero, oggi come allora, resta un privilegio di chi può vivere senza preoccuparsi della propria sopravvivenza.

Chi di noi può dedicarsi all’otium di antica memoria?
A quel riflettere su di sé e sulla natura, sul senso della vita che riempie di significato il nostro negotium, cioè il nostro affannarci quotidiano?

Immagino pochi, ma questa necessità, questo bisogno si sta insinuando sempre più nelle nostre vite.

Dopo esserci slanciati verso mete che si allontanavano ogni giorno di più o che ci divoravano l’esistenza, ci siamo fermati.

Un evento planetario ci ha fermati e nel silenzio immobile ci siamo accorti che forse stavamo rincorrendo la lepre sbagliata.
Anzi, che molto spesso alla fine della corsa non c’era neppure una lepre.
E neppure uno straccio di medaglia.

Smarriti ci siamo guardati intorno e ci siamo accorti che le nostre priorità erano cambiate.
Potremmo vivere con molto meno, senza correre, perché l’essenziale è già alla nostra portata.

E così dal profondo, lentamente, è emerso quello spazio che – con le parole di Oraziorende liberi dalle ambizioni che rincorre chi si affanna a svolgere l’uno o l’altro compito.

Vere o false che fossero si sono moltiplicate le notizie di dimissioni in massa. Sono rimbalzate nei media polemiche sui giovani che rifiutano lavori a tempo pieno con paghe al di sotto del reddito di cittadinanza.

Soluzione politica? Abolire il reddito di cittadinanza.

Eppure io credo che siamo di fronte a un risveglio collettivo. A un cambio di paradigma in cui il bisogno di otium, cioè di tempo sottratto alle preoccupazioni materiali, sia ormai imprescindibile.

Anche a costo di ridimensionare il nostro tenore di vita, sentiamo l’esigenza di riacquistare la capacità di riflettere profondamente sul senso di ciò che facciamo. E soprattutto sulla direzione che vogliamo dare alla nostra esistenza.

A dire il vero, già il solo pensare a questa possibilità mi rende più leggera.

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