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Leopoldo Fregoli

Leopoldo Fregoli – Società dei Reduci dalle patrie battaglie © Fototeca Gilardi/Ministero della Cultura

Società dei Reduci dalle patrie battaglie

Leopoldo Fregoli – l’uomo destinato a diventare il più grande trasformista di tutti i tempi – nasce a Roma il 2 luglio 1867.

Suo padre è il maggiordomo del Conte Luigi Pianciani (primo sindaco della recente capitale d’Italia). Sua madre è la figlia di un noto musicista dell’epoca, Luigi Mancinelli.

L’estro artistico di Leopoldo, che perde la mamma a soli 5 anni, si manifesta molto presto. A scuola è distratto e svogliato; il suo spirito umoristico non è certo apprezzato dai seriosi insegnanti di fine secolo.
La scuola gli interessa così poco che a 14 anni non è ancora riuscito ad ottenere la licenza elementare.

Il ragazzo, ormai adolescente, inizia così a frequentare alcune compagnie teatrali, esibendosi come comico, illusionista e cantante. Leopoldo ha una vera passione per l’illusionismo, anche se il suo maggiore talento è quello di una voce capace di imitare chiunque e di cantare con timbri vocali sia maschili che femminili.

Certo deve ingegnarsi a racimolare qualcosa. Amando la meccanica decide di lavorare come apprendista presso un orologiaio, poi come operaio in una fabbrica di letti. E nel frattempo aiuta il padre che ha aperto un’osteria, ma che disapprova fortemente le sue velleità artistiche.

Per convincere l’ex rigido maggiordomo che in lui brucia un vero talento, Leopoldo Fregoli decide di mettere in scena qualcosa di molto convincente.

Un giorno il padre si vede arrivare all’osteria una donna che, come una furia, racconta di essere stata sedotta da Leopoldo. Dice di aspettare un bambino e minaccia gesti inconsulti qualora Leopoldo non dovesse prendersi le proprie responsabilità. Il povero padre, disperato corre a cercare il figlio, ma Leopoldo non si trova. Rientra in osteria per calmare la ragazza inferocita, ma al suo posto trova il figlio steso sul divano a fumare. E il travestimento femminile a terra.

Convinto il padre, l’occasione di mettersi seriamente alla prova come trasformista è vicina. Partito volontario come militare in Eritrea durante la campagna d’Africa nel 1889, Leopoldo viene incaricato dal generale Baldissera di allestire alcuni spettacoli organizzati dal circolo ufficiali di Massaua.

I mezzi a disposizione sono scarsi così come scarseggiano gli attori dilettanti – per non parlare delle attrici totalmente assenti. Così Fregoli organizza spettacoli con giochi di prestigio, canzoni, scenette e travestimenti in cui sostiene tutti i ruoli – maschili e femminili – da solo.
È un trionfo.

Nel 1890 torna a Roma, dove l’anno successivo debutta al caffè-concerto Esedra.
Da questo momento la sua attività artistica decolla.
Fregoli, da solo sul palcoscenico canta, recita, cambia voce, abiti e modi di muoversi. Lo fa in maniera frenetica, costruendo una serie infinita e irresistibile di personaggi.

Il termine “fregolismo” viene addirittura inserito nel vocabolario della Crusca, come sinonimo di trasformismo.

Leopoldo Fregoli – Società dei Reduci dalle patrie battaglie © Fototeca Gilardi/Ministero della Cultura
Leopoldo Fregoli – Società dei Reduci dalle patrie battaglie © Fototeca Gilardi/Ministero della Cultura

Tra il 1893 e il 1897 porta i suoi spettacoli in giro per l’Europa, in America Latina e negli Stati Uniti. Le sue esibizioni incontrano un successo eccezionale anche fuori dei confini nazionali.

Risale a questo periodo il debutto del suo spettacolo più celebre, “Eldorado” in cui Leopoldo Fregoli arriva a esibirsi in ben 60 straordinarie trasformazioni.

Riceve attestati di stima persino da Eleonora Duse, star indiscussa dei palcoscenici dell’epoca.

Ma la svolta della sua carriera arriva nel 1897 quando, durante un suo spettacolo a Lione, conosce i fratelli Lumière.

Fregoli così racconta l’episodio nella sua autobiografia:

Mi trovavo, nel 1897, al teatro Célestins di Lione, quando, una sera, mi dissero che su una poltrona di prima fila c’era Luigi Lumière, di cui avevo già sentito parecchio parlare.
Maniaco di fotografia e di meccanica com’ero, mandai il mio segretario in platea, a pregare lo scienziato francese di voler salire sul palcoscenico; e una volta dinanzi a lui gli chiesi di poter visitare la sua officina. Quegli aderì, e l’indomani io mi recai a trovarlo.

[…] per una settimana rimasi dalla mattina alla sera nella loro officina, ad addestrarmi nei segreti della riproduzione, dello sviluppo, della stampa e della proiezione dei loro minuscoli film. Convinto che la proiezione di quei primi saggi cinematografici alla fine d’ogni mio spettacolo potesse costituire una vera attrattiva e suscitare un vivo interesse nel pubblico, chiesi ai fratelli Lumière permesso di proiettare le loro pellicole.

I due scienziati, entrati subito con me in grande familiarità, aderirono, mi consegnarono un apparecchio di proiezione, e con esso il diritto d’esclusività per i miei spettacoli, di un notevole gruppo di brevissimi film.

In seguito, dato il grande successo riportato con grandi pellicole, pensai di fabbricarne io stesso, riproducendo delle scene comiche delle quali io ero naturalmente l’unico interprete. Nacquero così i famosi corti metraggi che molti certamente ricorderanno.

Ribattezza il cinématographe Lumière con il nome di “Fregoligraph” e inizia così ad arricchire i suoi spettacoli con brevi scene comiche filmate, che rivelano persino come avvengono i suoi cambi di abito.

Nel decennio successivo continua a girare il mondo mietendo successi ovunque e nel 1909 si esibisce persino per papa Pio X.

Fregoli è una celebrità amatissima da pubblico e colleghi. Si muove ormai con una corte di tecnici, portando con sé un’immensa quantità di costumi e parrucche.

Dice: Avete davanti a voi il mio staff Signori e Signore, un regista, un direttore d’orchestra, due macchinisti, due elettricisti, un meccanico, un modista, un parrucchiere, due responsabili del guardaroba, una sarta, dei costumisti, il mio segretario, il mio impresario e i suoi tre assistenti. In tutto siamo 23 persone, 370 bauli in 4 vagoni, per 30 mila chili tra vestiti e accessori.

Nel 1911 però cambia impresario. Questa decisione lo riduce in breve tempo sul lastrico.
Forte del suo talento e della sua fama riparte così in tournée, in Spagna e in Italia, poi nel 1915 di nuovo in Sud America. Soltanto la grande guerra lo vedrà ritirarsi temporaneamente dalle scene per poi tornare sul palcoscenico nella prima metà degli anni Venti.

Morirà il 26 novembre 1936 a Viareggio, dopo 10 anni di meritato riposo e dopo aver scelto l’epitaffio per la propria lapide: Qui Leopoldo Fregoli compì la sua ultima trasformazione.

© riproduzione riservata


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In Fototeca conserviamo diverse preziose gallerie di ritratti, sono collezioni di rilievo che vale la pena di esplorare sfogliando una a una le vite dei personaggi illustri che la storia non ha trasformato in icone universali, ma che hanno lasciato tracce rilevanti grazie al loro contributo umano e professionale o per la particolarità della loro vita.

Vi proporremo periodicamente un protagonista “diversamente illustre” per condurvi nel cuore di una delle nostre collezioni più interessanti, il Fondo “Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie” del Ministero dei Beni Attività Culturali e del Turismo. Buona esplorazione ai cultori dell’immagine storica.

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