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la balbuzie nella storia

Giulio Cesare bassorilievo decorativo XV secolo

Chi non ricorda il celebre film “Il discorso del re” che raccontava come Giorgio VI d’Inghilterra arrivò a controllare e superare il suo problema di balbuzie grazie all’aiuto di un logopedista? Giorgio VI è forse il più celebre balbuziente della storia, ma chi soffre di questo disturbo è davvero in buona compagnia, perché una grande quantità di personaggi celebri ha affrontato lo stesso ostacolo riuscendo a comunicare fluidamente, pensiamo ad esempio al nostro Paolo Bonolis che sembra tutto fuorché balbuziente, eppure lo è.

Uno dei nostri massimi letterati, Alessandro Manzoni, quando gli venne offerto un seggio in Parlamento vi rinunciò proprio perché incapace di controllare in pubblico questo problema, nonostante fosse un piacevolissimo conversatore in privato. Tra gli scrittori possiamo ricordare anche Lewis Carroll autore di “Alice nel paese delle meraviglie” e professore di matematica a Oxford: lui e i suoi nove fratelli avevano tutti qualche impedimento di parola.

Ma che dire quando la balbuzie affligge un grande oratore? Il più grande di tutti, storicamente, è il greco Demostene che, a detta di Cicerone era balbus e imparò a pronunciare la erre solo dopo molto esercizio. Plutarco precisa che l’esercizio consisteva nel tenere dei sassolini in bocca, ma l’ostinazione con la quale il retore affrontò la sua balbuzie è passata alla storia: Demostene decise di curarsi presso un professore di declamazione (o di “dizione” si direbbe oggi, un antico logopedista) di nome Satiro costringendosi per mesi e mesi in una stanza con la testa rasata a metà, affinché la vergogna gli impedisse di uscire prima di aver del tutto imparato a parlare scioltamente come desiderava. Lo stesso Cicerone, collega di oratoria, era balbuziente e così Virgilio ed Esopo, quest’ultimo persino “bullizzato” per la sua difficoltà; sensibile e solitario decise di mettere per iscritto le suggestioni della sua immaginazione creando un complesso di favole arrivate fino a noi. Aristotele invece, anch’esso balbuziente, se la cavò in modo più disinvolto tanto che i suoi allievi lo ammiravano a tal punto da riprodurre nei ragionamenti appresi anche la balbuzie del maestro.
Si dice che anche Giulio Cesare avesse questo problema e così lo zio di Caligola, l’imperatore Claudio, ma un celebre politico balbuziente passato alla storia per i suoi importanti discorsi che sostennero la nazione per tutto il periodo della seconda guerra mondiale, fu Winston Churchill che pare usasse l’immancabile sigaro per occultare il difetto e per darsi il tempo di avviare la parola.
Tutti i re che vennero soprannominati “il Balbo” portano lo stigma della balbuzie: Michele II, imperatore di Costantinopoli, Luigi II re di Francia, Enrico XI re di Svezia, ma anche Luigi XIII altro re di Francia la cui balbuzie toccava il massimo di fronte al severo primo ministro Cardinale Richelieu. Tra gli uomini di potere possiamo ricordare anche vari presidenti americani: Theodore RooseveltGeorge Washington e Thomas Jefferson, ma anche il ministro russo Molotov e persino il grande Napoleone I.
Non mancano nel novero dei balbuzienti insigni scienziati: andiamo da Isaac Newton a Erasmus Darwin, da Cartesio a Cardano, da Boyle a Priestey, fino all’ovvio Tartaglia, celeberrimo matematico il cui vero nome era Niccolò Cavallaro, il quale parlava benissimo in cattedra, ma stentava nelle conversazioni private.
La storia ci ricorda solo due donne afflitte da balbuzie, una è Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana e la seconda l’immortale diva Marilyn Monroe, prima di una lunghissima serie di attori che superarono il problema grazie all’aiuto di logopedisti e all’immedesimazione teatrale.
Ma se dovessimo risalire alla prima traccia storica della balbuzie la troveremmo nella Bibbia, più precisamente nel Libro dell’Esodo dove è scritto che Mosè era “tardo di lingua e balbuziente”, ma la soluzione del profeta fu geniale: decise di non pronunciare nessun suono in pubblico e scelse un portavoce fidato, il fratello Aronne. Problema risolto. Fama preservata.

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