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Amilcare Cipriani

Amilcare Cipriani – Società dei Reduci delle Patrie Battaglie

Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie

Amilcare Cipriani, garibaldino e futuro rivoluzionario anarchico, nacque ad Anzio il 18 ottobre 1843.

Appena due settimane dopo la sua nascita, a causa delle simpatie anti-papali paterne, la famiglia è costretta a trasferirsi a Rimini, dove il padre inizia a lavorare come funzionario del dazio.

Amilcare, di carattere ribelle e avventato, cresce nell’ambiente rivoluzionario romagnolo, fortemente ostile al potere pontificio.

E la sua carriera di ribelle inizia prestissimo.

Appena quattordicenne, mentendo sull’età, parte volontario con l’esercito piemontese impegnato nella Guerra d’Indipendenza. Prende parte alla battaglia di San Martino (1859) e grazie alla sua temerarietà ottiene la promozione a caporale.

Tuttavia l’esercito gli sta stretto.
Opprime le popolazioni povere, non distingue tra ragioni e torti, così, di lì a poco, diserta per seguire Garibaldi nella spedizione dei Mille.

Nel corso della campagna di Sicilia viene promosso ufficiale.

Un’amnistia lo fa rientrare nei ranghi dell’esercito regolare, ma inviato a reprimere il brigantaggio in Meridione riconosce nei ribelli il diritto di sollevarsi, quindi diserta nuovamente.

Torna nelle file garibaldine, ma l’esercito regio ferma la spedizione ad Aspromonte (1862).

Lui, doppio disertore di quello che è ormai l’esercito italiano, non ha altra scelta che fuggire.

Inizia così un decennio di peregrinazioni e battaglie per l’indipendenza di altri popoli oppressi.
Prima ripara in Grecia dove partecipa al movimento insurrezionale che nel 1863 porta alla cacciata di re Ottone.

Poi fugge a Londra, dove partecipa alla costituzione della prima Internazionale socialista (1864).

Infine in Egitto dove prende parte alla spedizione scientifica alla ricerca delle sorgenti del Nilo, guidata dall’esploratore Giovanni Miani.

Nel 1866 in Italia scoppia la Terza Guerra d’indipendenza e Amilcare Cipriani rientra nelle formazioni garibaldine.

Poco tempo a dopo, mentre a Creta sostiene l’insurrezione dell’isola contro i Turchi, stringe una solida amicizia con il rivoluzionario francese Gustave Flourens.

Rientrato in Egitto, il 14 settembre 1867 è vittima di un’aggressione. Nel corso della rissa uccide un suo connazionale, ma anche le due guardie egiziane che lo inseguivano.
Fugge così a Londra.

Qui entra presto in contatto con Giuseppe Mazzini grazie al quale inizia a lavorare come fotografo nello studio dei compatrioti Caldesi e Nathan.

Il celebre ritratto “pensoso” di Mazzini è proprio opera sua. Lo stesso Cipriani racconta di aver fotografato anche la Regina Vittoria e di averla invitata a stare ferma davanti all’obbiettivo, mentre i suoi datori di lavoro sudavano freddo per l’impertinenza.

La vita di Cipriani a Londra segna un periodo relativamente tranquillo, in cui conosce Marx e Bakunin e inizia ad approfondire le sue conoscenze politiche.

In questi anni si sposa con una donna francese, Adolphine Rouet e il 10 gennaio 1870 nasce la sua unica figlia, battezzata Fulvia Lavinia Itala Roma.

Cipriani presto si allontana dalla famiglia inseguendo la sua vocazione politico rivoluzionaria. Ma la moglie muore nel 1878 e la bambina cresce con i parenti materni in Francia.
Le cambiano il nome in Julia e le nascondono per molto tempo anche l’identità del padre, che è un personaggio conosciuto e osannato dagli ambienti socialisti e anarchici di tutta Europa.

Le resta solo una traccia dell’antica identità, un soprannome: “la Comunarda”.
I due riusciranno a ritrovarsi solo nel 1908.

Nel 1870, appena diventato padre, parte dunque per la Francia per partecipare ad un complotto contro Napoleone III. Espulso dal paese, rientra subito dopo la proclamazione della Repubblica.

L’anno successivo, ritrovato l’amico Flourens, partecipa con lui alla Comune di Parigi.
Questo gli costa una condanna a morte poi trasformata in una deportazione a vita.

Il 3 maggio 1872 lo imbarcano per la Nuova Caledonia insieme con altri 60 comunardi .
Qui resta otto anni e i suoi compagni di prigionia sono Henri Rochefort e Louise Michel.

Riesce tuttavia a far arrivare le sue lettere a giornali italiani di opposizione e nel 1880 torna libero in seguito all’amnistia concessa da Jules Favre.

Torna in Francia come un eroe, osannato dai circoli socialisti, ma la sua immediata ripresa dell’attività militante, gli costa l’espulsione dalla Francia.

Si rifugia in Svizzera dove inizia a progettare con Carlo Cafiero una rivolta antimonarchica in Italia. Ma il 31 gennaio 1883, mentre scende dal treno alla stazione di Rimini, viene arrestato.

La sorella Amalia, che da 26 anni ricarica quotidianamente l’orologio del fratello Amilcare lontano, gli porta in carcere abiti puliti e coperte. Gli amici lo riforniscono di cibo.

Cipriani viene incriminato per cospirazione contro la sicurezza dello Stato e per omicidio plurimo, in relazione ai fatti di Alessandria d’Egitto.

Lo condannano a venticinque anni di reclusione da scontare nel carcere di Porto Longone.

Tutte le correnti di sinistra del paese si alleano in una campagna per la liberazione di Cipriani.
Anarchici, repubblicani, radicali, socialisti lo ritengono vittima di una vendetta politica.

Costa e Turati lo sostengono a spada tratta, ma persino poeti come Carducci e Rapisardi si schierano per la sua liberazione.

Nel frattempo Cipriani, duro e ribelle, alimenta continui contrasti con le autorità carcerarie, arrivando a subire trattamenti disumani.

L’opinione pubblica è dalla sua parte e tutta la sinistra d’Europa parteggia per lui, fino a che, nel 1888, re Umberto si piega a concedere quella grazia che Cipriani si è sempre rifiutato di chiedere.

Irriducibile nemico dei potenti, 12 anni più tardi esalterà davanti a tutta l’opinione pubblica l’impresa di Gaetano Bresci, assassino di Umberto I.

In Italia lo candidano più e più volte, ma pur eletto, non ricoprirà mai la carica di deputato per annullamento del voto o per suo rifiuto di prestare giuramento.

Ormai uomo libero torna in Francia. Emile Zola lo ammira così tanto che vorrebbe scrivere una sua biografia, ma morirà prima di riuscire a farlo.

Alto, bello, forte, impetuoso, nonostante si avvicini ai 50 anni Cipriani continua a esercitare il suo carisma.

Amilcare Cipriani – Società dei Reduci delle Patrie Battaglie
Amilcare Cipriani – Società dei Reduci delle Patrie Battaglie

Nel 1891 alla manifestazione romana per il Primo Maggio, tutti attendono il suo intervento, ma già alle prime battute scoppiano violenti scontri. Tra gli arrestati alla fine della giornata c’è anche lui che riceve una condanna a tre anni di reclusione.

Negli anni successivi, all’interno dell’Internazionale, cercherà di mediare inutilmente tra socialisti e anarchici. Eppure fino al 1897 continuerà a combattere in prima linea sia a fianco di Ricciotti Garibaldi, sia appoggiando gli indipendentisti Greci nella guerra greco-turca.

Dal 1898 decide di stabilirsi in Francia e inizia a lavorare come redattore per La Petite Republique e all’Humanité.

Inizia così l’ultimo ventennio di vita di Cipriani relativamente tranquillo durante il quale partecipa attivamente alle attività del partito socialista in Francia.

Invecchierà mantenendo intatto il suo spirito, la sua forza e accontentandosi dell’indispensabile senza approfittare mai della sua fama.

Sempre fedele ai suoi principi rifiuterà persino un lascito di 50.000 franchi da parte di una sua fervente ammiratrice.

Lui, da sempre ostile alla proprietà privata, pur commosso dirà: “Non insistete, ho lottato tutta la vita per un ideale, ora che non posso più combattere sul campo con la spada lasciatemi almeno combattere con l’esempio”.

Di fronte allo scoppio della guerra mondiale nell’estate del 1914 il vecchio Cipriani decide di sostenere la guerra contro Austria e Germania. Negli anni seguenti si allontanerà da questa posizione interventista.

Morirà, solo e in povertà, a Montmartre il 30 aprile 1918.

Giuseppe Prezzolini – suo grande ammiratore – lo aveva descritto così in un’intervista raccolta a Parigi 4 anni prima e pubblicata sull’ Avanti:

…sessantotto anni, di cui venti di guerre, quattordici di bagno e lavori forzati, cinquantatré di vagabondaggio, di povertà, di indipendenza“.

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In Fototeca conserviamo diverse preziose gallerie di ritratti, sono collezioni di rilievo che vale la pena di esplorare sfogliando una a una le vite dei personaggi illustri che la storia non ha trasformato in icone universali, ma che hanno lasciato tracce rilevanti grazie al loro contributo umano e professionale o per la particolarità della loro vita.

Vi proporremo periodicamente un protagonista “diversamente illustre” per condurvi nel cuore di una delle nostre collezioni più interessanti, il Fondo “Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie” del Ministero dei Beni Attività Culturali e del Turismo. Buona esplorazione ai cultori dell’immagine storica.

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