Alzi la mano il cinquantenne che non ha mai provato a imitare quel gesto atletico che rese famoso Nino Castelnuovo nella pubblicità dell’Olio Cuore!
Confessiamolo.
Noi ex bambini degli anni Settanta ci abbiamo provato tutti.
Chi saltando prudentemente lo schienale del divano come la sottoscritta, chi cimentandosi con una vera staccionata o con la ringhiera delle scale.
E ovviamente cadendo rovinosamente oppure rotolando come una foca.
Sì perché questo attore sorridente e modesto, di grande talento e bellezza, ma molto “low profile”, atleta lo era davvero.
Il suo elegante balzo su una sola mano, con le gambe perfettamente allineate era il salto di un virtuoso della ginnastica artistica e della danza.
Talentuoso e modesto, Castelnuovo con quella iconica pubblicità lasciò un’impronta indelebile nella memoria degli italiani.
Un’impronta altrettanto profonda fu quella che lasciò interpretando – lui originario proprio di Lecco – il primo Renzo Tramaglino della TV.
Protagonista, insieme a Paola Pitagora, della prima versione televisiva dei Promessi Sposi, nel febbraio del ‘67 tenne gli italiani incollati agli schermi per 8 domeniche di fila.
L’indice d’ascolto raggiunse il record di 15 milioni di spettatori, tanto che lo sceneggiato venne replicato nella primavera del 1969 e nell’estate del 1973.
Castelnuovo prima di approdare a questo importante ruolo era passato per la TV dei ragazzi. Inoltre si era fatto una bella gavetta come attore di fotoromanzi.
La scuola del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler a Milano aveva affinato il suo talento. Così in breve tempo era arrivato a lavorare in pellicole cinematografiche di rilievo, come “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti o “Ritratto di donna velata” al fianco di Daria Nicolodi.
Nel 1964 aveva vinto una Palma d’oro a Cannes per la sua partecipazione al musical Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy.
Aveva lavorato nel doppiaggio.
Per tutti gli anni Ottanta aveva partecipato a diverse produzioni televisive e nel 1996 aveva ottenuto la parte dell’archeologo D’Agostino nel pluripremiato film britannico “Il paziente inglese”.
Pur malato di glaucoma era rimasto a lavorare per la TV fino al 2015.
Ed ora, così come sobriamente aveva continuato a recitare, sobriamente se n’è andato.
Superando con un elegante balzo la barriera di questo mondo e lasciandoci il ricordo di un grande attore che avrebbe meritato di più.
Come purtroppo accade a troppi artisti, dopo aver dato tanto all’arte, è morto in silenzio.
Ai margini di quel mondo al quale aveva dedicato tutta l’esistenza.
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