Vivande & Vivandiere
Phototeca 11 – collana di monografie dedicata ai grandi temi della raffigurazione
Questo numero di Phototeca nasce da una parola: Alimentazione. Che è piuttosto astratta, un concetto. Da essa derivano altre due parole concrete: mangiare e bere.
Ma se oggi dite: «quello mangia» quello può farti mangiare e simili, pensate a varie cose meno che a tavole imbandite e cuochi. Lo stesso per le bevande: c’è chi beve e chi la dà a bere: e si trangugia, ingoia, manda giù eccetera. La parola è la metafora del reale più comune, è la prima menzogna dimenticata.
Questo undicesimo numero di Phototeca: Vivande & Vivandiere, fa quel che può per restituire i termini alimentari alla loro prima menzogna dimenticata. Come sempre si serve delle Immagini, bugie anche queste, naturalmente, ma meno colpevoli delle parole.
La prima menzogna dimenticata
Quelle che si trovano in questo numero sono immagini che possono essere benevolmente assolte: come peccati iconici veniali.
Alcuni titoli dal sommario:
- Dalla parte del fato. Fotografia e pietà: impotenti contro la fame
- La tavola bandita. L’immaginario guarnito con l’inconsueto
- Piccola storia delle Principesse della Verdura
- Il labirinto moderno chiamato Supermarket
- Cronistoria in punta di forchetta
- I giochi della gola. Immagini dell’abbondanza per illusioni di sazietà
- Gastronomia da assedio
- Foto vecchia fa buon brodo
Vivanda dal francese viande (carne) che a sua volta discende dal latino vivenda (che tiene in vita, vitale, vivificante). In italiano si indica con la parola qualsivoglia cibo crudo o cotto.
Vivandiera il termine ha vari significati. Il più irreale: venditrice di alimenti (vivande) e beveraggi (bevande) senza bottega fissa (ambulante). Il più proprio è il traslato per indicare le prostitute al seguito degli eserciti, specialmente i moderni, quelli napoleonici per primi. Esse si giacevano con i soldati all’interno di carri coperti da un pudico telone.
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