Per non rimanere isolato nel suo hobby preferito, prima o poi il fotografo di istantanee cerca un gruppo dove scambiarsi informazioni e mostrare i propri lavori.
Io lo trovai.
Era il Workshop delle immagini che aveva sede presso un centro sociale del Comune di Forlì.
Ci si incontrava e si facevano attività, talvolta anche per le persone del quartiere.
In quegli anni nacque a Forlì il Progetto Giovani voluto dall’Assessore alle politiche giovanili.
Al nostro gruppo arrivò un piccolo finanziamento.
Pensammo subito a utilizzarlo per ampliare le camere oscure e comprare materiale come liquidi e carta fotografica.
Poi l’intuizione di uno del gruppo fu quella di chiamare un maestro della fotografia.
In quei tempi esisteva a Forlì come in altre città italiane la Feltrinelli rateale. Tu ti presentavi nel negozio, compravi un po’ di libri e poi li pagavi a rate.
Io, fra gli altri comprai Storia sociale della fotografia.
E fu così che una sera (non avevo ancora iniziato a leggerla) durante il nostro incontro settimanale dissi: «Ma perchè non chiamiamo questo Gilardi, ne deve sapere un sacco di fotografia, guardate che libro ha scritto».
Da un no convinto di tutti si passò nella serata a un nì e alla fine, essendo io molto convincente si decise di percorrere la strada Gilardi.
Ora lo si doveva solo trovare e parlargli.
Questo incarico venne affidato a me.
