Wanted!
Storia, tecnica ed estetica della fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria
256 p., ill.; 22 cm.
Estratto dalla prefazione alla nuova edizione:
L’Editore, che è anche un amico, ma questo non è sempre un vantaggio, quando mi ha proposto di ripubblicare, dopo tanti anni, Wanted! riveduto, corretto e aggiornato, giuro che me lo ero dimenticato e chi mi conosce sa che può essere vero: insomma, mi crede. Così ho dovuto rileggerlo diciamo per la “prima” volta e mi è piaciuto moltissimo. E non perché l’avevo scritto io, chi l’ha scritto è morto politicamente da un pezzo, ma perché è proprio un bel libro, una bella storia di uno dei non pochi generi della Fotografia, che sono stati rimossi dalla cultura fotografica ufficiale come dalle storie generali del mezzo. Ma rimossi è in fondo una parola sbagliata perché questa cultura generale non esiste e la ragione è semplice: fotografare diventò subito molto facile, troppo facile, per cui accadde che tutti ci riuscirono fin dalle prime volte e pensarono che siccome le immagini erano venute subito, scrivere di Fotografia fosse egualmente facile, e se nel testo si introducevano parole difficili, come accade ai più colti che firmano, diventa importante e profondo: addirittura epistemologico.(…) Tanti definiscono la Fotografia “definitivamente”, invece la Fotografia non è “finita” perché non è una invenzione come la Ruota, ma il principio di una serie di cambiamenti epocali. Poi mancano addirittura i termini per ragionarne perché le parole sono più lente e vengono dopo l’uso del mezzo, e a ogni progresso i testi che hanno preteso di stabilire l’assoluto diventano addirittura ridicoli. (…)
(…)Oggi si prendono in un minuto più fotografie digitali segnaletiche di quante non ne sono state prese dalla polizia in un secolo. Una automobile corre per l’autostrada superando la velocità consentita, un apparecchio della polizia stradale la riprende con la targa: nell’immagine digitale è stampata la data, l’ora e la velocità del veicolo: una “Wanted!” perfetta, una segnaletica presto arricchita dal nome del proprietario del veicolo al quale si fa recapitare la pena prevista per la colpa commessa. (…) Ma qualcosa di ancor più stupefacente è che ciascun cittadino degli stati civili si porta in tasca, nella carta di identità, nella patente e in altri documenti di identificazione il proprio “Wanted!” personale. Non basta: milioni di fotocamere ci riprendono ogni volta che entriamo in una banca, in un ufficio pubblico e in cento altri posti: e anche questi, nell’insieme, sono miliardi di miliardi di “Wanted!” disponibili per l’identificazione. (…)