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Storia sociale della fotografia

Storia sociale della fotografia
480 p., ill.; 24 cm.


Estratto dalla premessa dell’autore alla seconda edizione:

Ho scritto questa Storia Sociale della Fotografia nell’estate del 1976, pressato dall’Editore della prima edizione, appena in tempo per essere pubblicata come libro strenna per il Natale. Questo significò che non ebbi il tempo per modificarne due o tre volte la forma della scrittura, com’era mia nevrotica abitudine. Com’era perché oggi so con assoluta certezza che quando viene riveduta e corretta la forma peggiora. Tuttavia, allora, la forzata rinuncia alla revisione me la rese diciamo antipatica, per cui non ho più riletto quel testo se non adesso, venticinque anni dopo, nell’estate del 2000, per questa edizione con il nuovo Editore. Al quale sono grato della resurrezione ma, devo dirlo e glielo dissi, gli sarei stato grato ancor di più se avesse avuto il coraggio di ripubblicare un altro mio libro, il triplo di questo, che ebbe per titolo Storia Infame della Fotografia Pornografica, che scrissi per consolarmi della frettolosità della Storia Sociale e intorno alla quale ho avuto il modo di lavorare e limare per ben più di un anno. E dal nuovo Editore ho avuto la vaga promessa che se andrà bene la Storia Sociale avrebbe preso in esame la possibilità di ripubblicare l'”Infame”, sia pure superando un certo imbarazzo. Lui ha usato questa parola ma io ho avuto il sospetto che stesse per dire superando il disgusto. Per cui, e non per avidità di denaro, mi raccomando al lettore perché la “Sociale” abbia tanto successo da consentire il ritorno all'”Infame”: cosa che a me sembra proprio legittima dato che la distanza fra i termini si è adesso di molto accorciata. (…prosegue…)

(…) La scoperta della Fotografia potrebbe e dovrebbe avere per la coscienza dell’uomo le stesse conseguenze morali di quella astronomica di Copernico: meglio ancora , mi sono convinto che la Fotografia potrebbe essere il catalizzatore che l’attiva spiritualmente. L’astronomo polacco affermò, quattro secoli e mezzo fa, che la Terra, e con essa l’Uomo, non si trovano al centro dell’Universo ma in un angolo insignificante, rendendo con ciò superate, per non dire un po’ comiche, molte Religioni e Filosofie e in un certo senso la Cultura globale. Ora ho letto che la Terra è adesso abitata da sei miliardi di uomini dei quali almeno due miliardi restano fermamente persuasi che il Sole, le Stelle e i Pianeti girino loro intorno. (…) Come appare evidente, il compito storico e insieme sociale e politico dell’Arte, e molte volte umiliante specialmente della Pittura, è stato per secoli quello di far credere all’Uomo di essere stato messo sul serio al centro dell’Universo: davvero non c’è nulla di più tolemaico della Pittura. E non c’è nulla di più copernicano della Fotografia.

(…) Certe cattive notizie sull’Uomo, e la Fotografia ne ha date a miliardi, è meglio scoprirle, peggio ancora “toccarle con gli occhi”, il più tardi possibile. Tuttavia alla fine bisogna pur farsi coraggio e rassegnarsi finalmente all’idea che il Sole non gira attorno alla Terra.

1 commento su “Storia sociale della fotografia”

  1. Pingback: Weme » La camera delle meraviglie

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