Le scatole di latta decorate sono tra gli oggetti più amati dai collezionisti.
Nascono nella seconda metà dell’Ottocento come packaging per biscotti, cioccolatini, caramelle, caffè, tè, cacao, sigari e tabacco.
La storia della scatole di latta da collezione va di pari passo con l’esigenza delle aziende alimentari di fine Ottocento di utilizzare confezioni capaci, allo stesso tempo, di conservare in modo perfetto il prodotto e di commercializzarlo in un contenitore solido, leggero, riutilizzabile e facilmente associabile al marchio aziendale.
In un’epoca in cui lo “sfuso” la faceva da padrone, le ditte produttrici di dolci e affini fornivano già ai negozi la merce in grandi latte, poi ritirate, lavate e riutilizzate.
Con il passare del tempo i piccoli laboratori artigianali si trasformarono in vere e proprie industrie e decisero di proporre anche piccole confezioni da vendere al cliente finale o da esportare.
A questo punto le esigenze pubblicitarie iniziarono a farsi più pressanti: era necessario che i nuovi contenitori fossero accattivanti ed esteticamente curati e la vecchia banda stagnata neutra non era sufficiente.
Fu questa richiesta delle aziende alimentari che spinse gli scatolifici ad attivare un ufficio grafico interno per proporre ai produttori marchi e linee personalizzate di scatole di latta da esporre nei negozi.
Già solo a Torino, regno del cioccolato italiano, potremmo elencare moltissime ditte che a fine Ottocento scrissero la storia delle scatole di latta: da Caffarel (1826) a Talmone (1850) da Leone (1875) a Venchi (1878).
A Vercelli la Luigi Rossa, un’azienda produttrice di caffè, distribuì la sua merce ai negozi in stupende scatole di latta che spaziarono dallo stile liberty a quello futurista.
Il biscottificio friulano Delser uscì con delle scatole di latta a forma di auto-giocattolo e la Lazzaroni, per i propri celebri amaretti, scelse delle bellissime confezioni provenienti dall’Inghilterra (primo paese produttore su larga scala di scatole litografate di latta) per poi rivolgersi a ditte italiane come la De Andreis o la Alemannis.
La genovese Saiwa, forte della vicinanza delle più importanti industrie lattoniere d’Italia, fece produrre una delle più belle serie di “bidoni” artistici per la vendita dei biscotti sfusi.
A fine Ottocento, grazie a questa esponenziale richiesta di scatole di latta decorate, la stampa litografica applicata al metallo iniziò ad attirare nel settore artisti e grafici celebri provenienti dalla pubblicità cartacea.
Nacquero così l’arte del packaging e quella non meno creativa delle insegne pubblicitarie in latta che videro artisti del calibro di Dudovich, Boccasile e Cappiello creare marchi e immagini che sarebbero rimaste nella storia.
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