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15. Se incontri un marziano

Grazie Antonio, tu sì che mi capisciiiiii! Non estetizziamo ma semmai al contrario disestetizziamo. Ti ripeto, hai capitoooo! Bravoooo! ma mi sa che siamo in due a sapere che la fotografia è il mezzo epocale che serve proprio a questo, a disestetizzare a ripulire la storia millenaria delle immagini, dalle disgustose cagate di quelle fatte a mano, e pensa alla Gioconda. La storia dell’Arte è quella di miliardi di manifesti elettorali, diffusi per convincere i poveri a votare per i ricchi, e tutti gli artisti dei “capolavori”, cominciando dai primi, non sono degni nemmeno di baciare il sedere all’ultimo dei fotografi. E poi quante volte devo ripeterlo: affermare che “anche” la Fotografia sia un’arte è il peggiore degli insulti che non merita. [18/04/2011]

“Cercasi da fotografare che ho bisogno di soldi, soffitta illuminata decentemente, dove dondoli il corpo di una bambina in mutande, impiccata dalla madre depressa, il cui cadavere giace ai piedi di quello della figlioletta in un lago di sangue, per essersi tagliate le vene… Ah! dimenticavo: sul pavimento fra i corpi un orsacchiotto senza un occhio di vetro. Secondo mia vecchia abitudine, verserò il 30% del prezzo di vendita che prevedo notevole, a chi mi avrà segnalato la scena”. Ando Gilardi, fotoreporter. [16/04/2011]

E siamo sempre lì Michele: è dura da far capire a chi non lo è. Il fotografo, il fotoreporter, ha un sacco di doveri ma proprio meno quello di fotografare, che non è un “dovere!” ma è un obbligo, una faticosa necessità. Per mantenere la famiglia, pagare l’affitto, la scuola ai bambini se ne ha, comperare un paio di mutande nuove… E potrei continuare all’infinito. Il sogno del fotoreporter, e parlo di me che lo sono stato per anni, è quello di gettare via la macchina fotografica e, parlo del mio sogno ma ce ne sono tanti diversi, scrivere poesie… E se poi qualcuno incontra un fotoreporter che afferma che lui fotografa per esprimere se stesso e per ragioni morali, per favore ditegli: guarda il più vecchio fotoreporter d’Italia, Gilardi 90 anni, mi ha incaricato di dirti di non dire str… [15/04/2011]

Michele, bravo come sempre ma questa volta addirittura geniale: avere come fai avvicinato, accostato in successione in Fotocrazia, le fotografie, quelle del cadavere della ragazza di Haiti e quelle dei 47 cadaveri dei bersaglieri di Porta Pia, significa di avere capito il profondo rapporto, storico e morale, che hanno fra loro. E che, solo per fare un esempio, possono essere anche archiviate con voci in comune. Naturalmente per farlo bisogna avere la tua cultura fotografica e un poco anche la mia, ma ormai conosco alcuni frequentatori di Fotocrazia che sono e dico davvero orgoglioso di avervi incontrato. E poi per adesso ci penso e ripenso poi intervengo. [13/04/2011]

Michele, se per caso vedi per terra un paio di braccia sono le mie e purtroppo me le hai fatte cadere tu: scrivi “…Quell’uomo è un parente della ragazzina ammazzata dalla polizia durante un saccheggio ad Haiti e la sta portando a casa per seppellirla…”. E chi te lo ha detto? La fotografia? Ma le fotografie non parlano: sono come i pupazzi dei ventriloqui, sono i ventrofotografi che “parlano” che dicono il testo che sta sotto e la gente crede che siano le fotografie che hanno parlato… la gente crede, ma tu no, tu no vero? Io come te come tutti voglio fare anch’io a mio turno il ventriloquo di quella fotografia che con la mia voce dice che una famiglia di povera gente di Haiti per mangiare ha deciso di diventare una piccola filodrammatica e usare il cadavere della ragazza per metterla in posa per fare fotografie da vendere meglio: Michele, pagando un supplemento entra in scena anche la madre che si strappa i capelli… eccetera eccetera eccetera ..
Certo che la fotografia non è un quadro ma può essere la migliore interpretazione di un quadro: la fotografia, quella di cui parliamo, è la grande interprete dei quadri. E Michele Michele, io sono un ventriloquo con settanta anni di palcoscenico. [12/04/2011]

Michele bannami che me lo merito ma non riesco a stare zitto: non esiste la fotografia fortunataaaaaa! Se incontri un marziano, o hai la macchina scarica o il rullino è finitooooo! È quella che Sant’Agostino chiama la prova ontologica della esistenza di Dio che non vuole che si facciano immagini: è il primo Comandamento delle Tavole! Io che sono molto religioso e lo sapevo, quando incontravo un marziano non ci provavo nemmeno a fotografarlo però ringraziavo Dio di avermi mandato l’idea. Avevo un nipotino, Francesco, che in cambio di soldi si lasciava dipingere di verde… Sì, lo so che è una parabola però è per dare l’idea. Poi ci sarebbero mille cose ancora da dire, da insegnare: io dovendo scegliere se vendere una fotografia fortunata oppure lo stesso soggetto preso sotto regia, vendevo la seconda anche se meno bella, ma questo perché provavo una soddisfazione immensa a prendere per il culo il “padrone”. Pensa alla soddisfazione di Capa quando ha visto il suo Miliziano pubblicato su mezza pagina da Life… [12/04/2011]

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