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12. Che valore hanno i cadaveri

Come sempre Michele trovi e scrivi cose di enorme interesse, come questo codice “morale” di un giornale che è fra i più “autorevoli” al mondo, un testo che io me lo sono copiato e adesso me lo porto in Facebook con tuo permesso. È un documento di grande importanza: dai giornali dovrebbe essere osservato alla rovescia, e di fatto è quello che avviene nella stragrande maggioranza dei casi, anche, direi, per istinto. Per me poi è un motivo di orgoglio professionale, pensa che io quando ho fatto il fotoreporter per la stampa, lo applicavo alla rovescia anche quando potevo farne a meno. Ti faccio un esempio: tanti tanti anni fa ero stato inviato nel Polesine sommerso da una spaventosa piena del Po. Dietro una chiesa erano state malamente coperte alcune povere vittime, fra cui ricordo due donne e un bambino. Non ci pensai nemmeno a fotografarle e poco più in là feci una croce con due bastoncini, la piantai sopra un mucchio di terra e mandai la foto al giornale con un testo che più o meno diceva “Lungo i margini infranti di questo fiume maledetto che ripaga con la morte chi tanto lo amava, si seppelliscono provvisoriamente le povere vittime già salvate dalle acque in male condizioni avanzate…”. Michele, non male vero? Ci sono nel testo confuse ipallagi e ossimori sghembi non che sintassi balorde che sono il suo fascino. Michele dichiaro e mi firmo Ando Gilardi, che sempre ma sempre in tutta la vita potendo scegliere fra vedere una fotografia “falsa” e un “vera” non ho mai avuto dubbi in proposito anche se per la prima ottenevo qualcosa di meno… e tu mi conosci abbastanza che quello che dico l’ho fatto. PS – ho solo un rimorso: nella fotografia del Polesine avrei voluto mettere un vecchio che stringeva un rosario vicino al mucchio di terra, e avevo trovato il vecchio ma non un rosario. [28/02/2011]

CitizenJournalism… Più che il mestiere, attento alle parole, non Auschwitz ma le fotografie del genere di Auschwitz mi hanno non indurito ma rammollito, che indurito ancora ma tanto sei tu: diciamo acerbo con simpatia. Capito bene? Per varie ragioni dico cause casuali delle fotocronache dei lager, me ne sono dovuto occupare, intendo cercare, riprodurre, restaurare, archiviare… per tutta la vita: dal 1945! Pensa, ho lavorato alla documentazione fotografica per il processo di Norimberga… Per cui per me la Fotografia è una immensa cipolla: la pellicina esterna è quella delle immense fosse comuni stracolme di haitiane tutte nude, poi negli anni scendi scendi scendi o sali sali sali verso il centro… fino al puntino centrale cioè alla fotografia del cadavere della ragazza di Haiti, per questo se fossi stato sul posto io l’avrei ripresa in basso da destra dalla parte del culo, che si vedeva bene sotto le sottane e non, amico, perché mi abbia indurito il mestiere ma solo perché mi ha insegnato a farlo meglio di tutti… E lo so che è difficile da capire: solo Michele riesce ma anche lui mica sempre. [11/04/2011]

Michele, e pensare che tutto questo peraltro piacevolissimo dibattito, come le due fotografie che lo provocano, nasce dal fatto che il cadavere della giovane donna, che non è una ragazza ma una giovane donna, è messo in modo che si vede una coscia nuda, come si dice, molto appetitosa, e chi è del mestiere vecchio come me, mica può fare a meno di pensare che, con tutto il rispetto, senza muoverla affatto, inquadrandola dalla parte dei piedi si potevano vedere anche le mutandine… Michele, come dice Amleto il resto è parole parole parole. [10/04/2011]

Michele grazie: bello bravo bis! Buon testo, eccellente fotografia, come sai, perché guardi il mio Facebook e ti ringrazio, io ho scritto altre volte qualcosa per rispondere alla domanda che valore ha la vita umana, che poi tradotta in parola brutale diventa che valore hanno i cadaveri, il “morto”, il defunto: e mi sono risposto che a mio avviso questo valore è sempre di 1, per cui due morti valgono 0,5 ciascuno, quattro morti 0,25… eccetera eccetera. In un recente naufragio dalle parti di Lampedusa si sono avuti pare 300 morti, dove il valore di ciascuno è di 1/300°, e questo spiega perché non abbiamo visto nessuna buona fotografia di 1. Avrebbe avuto valore sufficiente alla stampa solo la fotografia di tutti insieme, ma per le condizioni ambientali non poteva essere fatta. Solo certe fotografie della shoa hanno data ai fotografi questa occasione di fotografare un mucchio enorme di cadaveri, ma sempre resta il valore di una, davvero unica nella storia della fotografia. Ma la mia riflessione è un’altra: quella che la fotografia moltiplica il valore del morto. Non è una battuta: dico una cosa ovvia: l’immagine fotografica di un morto ha un valore globale, intendo economico, che può essere superiore di mille volte quello del soggetto in sé. E qui intervengono altri elementi: come, il morto di cosa è morto? Di morte naturale (la foto vale poco)? È stato ucciso e se si da chi? Ipotesi: se dalla madre per vendetta del padre il valore può salire alle stelle, se poi nella fotografia appare che il morticino aveva un orsacchiotto fra le braccia eccetera eccetera eccetera… Sì lo so Michele su cosa adesso stai meditando: che l’orsacchiotto può essere l’accessorio di un avveduto fotografo di lungo mestiere e questo allarga il discorso. Ti ho già raccontato, e tu mi conosci abbastanza per capire che è vero, che io quando facevo il fotografo portavo nella borsa una bambola rotta. Michele, se la trovo ti mando una mia fotografia dove si vede una bambina viva che prega davanti al corpicino di una bambola rotta lungo le rive del Po durante le inondazioni del Polesine di mezzo secolo fa… Michele perdonami che sono stato troppo lungo ma il discorso che hai aperto mi stuzzica come non mai! [09/04/2011]

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