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11. E adesso Michele mi banna

Una cosa terribile da aggiungere Michele al tuo bellissimo testo: la fotografia prova, documenta, conferma con assoluta certezza anche quando e proprio perché non c’è: quando manca. Una prova attuale? La guerra, la “rivoluzione” in Libia che dura mi pare da quasi due mesi e dove, come avrai letto anche tu su tutti i giornali e visto in tv, ci sono state stragi, massacri, fosse comuni, combattimenti sanguinosi, scontri feroci, bombardamenti, fuoco a mitraglia sopra i civili… E il tutto provato da una o due fotografie per un totale, che ho visto, e per fortuna, di solo sei cadaveri… Eppure telefonini contando e macchine reflex e non reflex e le telecamere erano presenti sul posto e mica a migliaia ma a decine di migliaia per fare fotografie… Michele tu scrivi che io la so lunga anche per ragioni di età sulla fotografia. Ti ringrazio poi credi alla mia legge fotografica che dice che la fotografia prova che una cosa è accaduta davvero quando ne esistono almeno 100.000 per un evento accaduto; poi la fotografia oggi prova con eguale certezza che non è accaduto un bel niente anche se in 100.000.000 ti dicono che una cosa è accaduta ma non te ne fanno vedere almeno 100.000 fotografie. Michele ripeto: la fotografia documenta bene benissimo anche quando non fotografa, anzi! [14/03/2011]

Post Scripto per chi se lo fosse dimenticato. Le opere della penitenza quaresimale sono: Il digiuno dei battezzati, e probabilmente lo sono tutti quelli intervenuti: anche se limitato al Mercoledì delle Ceneri e al Venerdì Santo, esprime la partecipazione del corpo nel cammino della conversione e propizia l’astensione dal peccato. Anche, ovvio, inteso in senso fotografico. L’astinenza dalle carni (magro) il venerdì: era al principio segno di povertà, essendo nell’antichità il pesce più economico che la carne. È segno dell’abbandono del lusso per vivere una vita più essenziale. Nei 40/44 giorni della Quaresima è bene lasciare in riposo la macchina fotografica! Non scherzo: il catechismo fa riferimento a tutti gli strumenti “dilettevoli” che, ovviamente, non sono solo i pifferi e le chitarre! Caro Michele, tu fa come credi ma pensaci… [08/03/2011]

Per la Quaresima hanno trasmesso in TV un discorso del Papa: Benedetto è intelligente e colto come da secoli non si vedevano papi, magari più santi ma non di mente aperta così. In quel discorso ha detto che la Quaresima è anche “un festa allegra”: è proprio vero, è una festa ebraica di cinquemila anni, da millecinque anche cattolica, che celebra l’avvento della Primavera, dei mandorli in fiore, un tempo il ritorno delle rondini …. Micheleeeeee! Ma io scherzavo quando scrivevo che di Quaresima bisogna digiunare anche di fotografia: questa è la mia maledizione che mi porto addosso da tutta una vita: quando scherzo sono preso sul serio, quando parlo sul serio si crede che scherzi! Così come adesso che dico che a mio parere il Carnevale è la cosa più triste lugubre e oscena dell’anno: una volta scrivevo sui muri è Carnevale, togliamoci la maschera. Ma finiamola con queste chiacchiere. La cosa importante che avevo da dirti è grazie grazie ma grazie tantissime perché hai parlato, e per come hai parlato, dell’opera grande dei Volontari della Fotografia di Rovereto, de Il diradarsi dell’oscurità. Vedi Michele, questo giornale dove tu scrivi e dove altri ragionano di fotografia, è stato l’unico a dare notizia nel modo che merita, di questo enorme lavoro: il primo vero monumento alla Fotografia. L’unico quotidiano perché anche per la Fotografia, su quello che è che fa che produce, l’oscurità è totale; e questa tua pagina resta la sola nel carnevale immenso dei media che la diradi: resta la sola… [10/03/2011]

Michele, giuro che poi sto zitto ma zitto, ma devo spiegarmi con il bravo, ma devo spiegarmi con Riccardo M.N. e anche con te: nel mio testo ho scritto IN MAIUSCOLO che per parlare di fotografia occorre averne VENDUTO PER VIVERE almeno diecimila. Non è una battuta, è ovvio: è proprio quando devi convincere qualcuno a darti dei soldi in cambio di una fotografia che impari da lui che cosa deve avere una fotografia per avere in cambio dei soldi. Cioè, tu cerchi di convincere il cliente che la fotografia ha tante cose belle, il cliente ti spiega e insegna quello che per lui deve o dovrebbe avere per valere i suoi soldi! Ed è lì, Michele, ti giuro, che impari a fotografareeeeeeee… ripeto per vivereeeeee… Il resto Michele credimi è silenzio fotografico! Poi può esserlo filosofico. Estetico, morale, sociale… eccetera come succede nella tua affascinante rubrica… PS – E se dal cliente hai imparato cosa non ha la tua fotografia per cui non la compera, la prossima volta ce lo aggiungi magari con Photoshop. Michele, questa è la vita… [03/03/2011]

Nel lavoro pratico, concreto, fisico del fotoreporter, quello vero che sa scrivere oltre che fotografare, i casi sono due: o l’immagine illustra il suo testo, lo prova, documenta, autentica; o il testo spiega, commenta, legge la fotografia alla quale si associa. In altre parole: ho preso la fotografia per un colpo di fortuna inatteso e poi scrivo il testo che spiega; oppure ho avuto l’idea di un testo come notizia interessante che sarà pubblicata e pagata e faccio una fotografia “sotto regia” come si dice, cioè una recita insomma che dia importanza al testo e fa credere vero quello che dice. Il caso più celebre è quello del miliziano di Capa che però ha funzionato diventando il più famoso… Perché il lettore del testo e dell’immagine, e sembra una favola, è un analfabeta fotograficamente intendendo e non sa, non pensa che chi guarda una fotografia occupa il posto preciso esatto di chi l’ha scattata, Nel caso del miliziano si trova sulla linea esatta del proiettile che lo avrebbe colpito… Per fortuna è rimasto vivo come il miliziano… E adesso Michele mi banna. [28/02/2011]

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