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41. Una foto che non avrebbe prezzo

Non riesco a spiegarmi, proprio come Marx il quale scriveva che il tempo, la durata, di produzione di una cosa è alla base del suo valore sociale. Sociale, reale, pane e vino. Pensa che per me, e per un operaio della Fiat, questo è ovvio (orario di lavoro, contratto, prodotto, numero di bulloni …). Un miliardo di fotografie istantanee sono un miliardo di centesimi di secondo, sufficiente ciascuno – attenta Luciana – non per fare un bullone ma per prendergli l’immagine che ovviamente già esisteva e continuerà ad esistere. Ora fa il calcolo: un miliardo di centesimi di secondo, fai i calcoli, sono mezza giornata di lavoro operaio, e alla fine il prodotto socialmente, insisto socialmente, non vale niente perché non è nemmeno un bullone davvero. Poi come facciamo io, Michele e te possiamo fingere di prenderlo sul serio: ma fingere Luciana, e cerca di essere un pochino meno intellettuale disorganica e un pochino operaia… Ah, io a 12 anni ho scritto “tutte le volte che muore un intellettuale un contadino fa un passo avanti” in un tema scolastico: hanno mandato a chiamare mia mamma… [28/10/2011]

I progettisti della nuova Nikon non hanno pensato con il loro progetto alla fotografia ma al fotografo diciamo di massa, che se avesse dovuto scegliere lui l’istantanea migliore… ma cito da Wiki: come “l’asino di Buridano affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore di fame.” E ora devo assistere allo spettacolo di due vecchi amici come voi sicuramente i migliori esperti fotografici viventi che fanno tutto quel lungo discorso che mi ha fatto girare la testa… [29/11/2011]

E va bene, sarò matto io e sani gli altri. Ma se io al supermercato vedo una scatola con la fotografia di un risotto ma poi a casa dentro ci trovo prugne secche che non mi piacciono, penso di essere stato truffato e siccome sono vendicativo prendo il tutto e lo porto ai carabinieri. Con questi due libri accade anche di peggio. La copertina di un libro, come il titolo, deve dare direi anche per legge, il codice commerciale, almeno una idea del contenuto: è anche una questione di buona educazione. Qui dà l’idea forse dei gusti di chi nelle case editrici si occupa dell’imballaggio delle collane delle opere diventate cascami di vendita. È considerata una mansione umiliante e per la quale si richiede una intelligenza e cultura più bassa di quelle necessarie per un uomo delle pulizie. Io ci sono cresciuto in questo triste ambiente. [27/11/2011]

Michele perché mi umili così? Io non parlavo di pubblicità ma proprio di etichette da libro, e poi ricordavo che il primo Pinocchio che ho comperato tanto tempo fa aveva in copertina il burattino che vende il sillabario e proprio questo mi fece comperare il libro, credendo che fosse un manuale per imparare a vendere i libri di scuola. Poi credo davvero che il Codice Commerciale punisce chi cerca di vendere Pirandello facendo credere che si tratti di un bagnino. Ma forse invecchio paurosamente e non ragiono più come oggi si crede… [27/11/2011]

Una foto che non avrebbe prezzo, da passare alla storia, quella presa col teleobiettivo da un deputato a due fotografi che sulla balconata si prendono a sberle perché ciascuno rivendica il punto di appoggio alla balaustra… [24/11/2011]

Bellissimi i fotoromanzi, io li usavo a scopo didattico in un istituto grafico di Monza per parlare e insegnare agli alunni, ragazze di 12/14 anni, quelli che possono essere i rapporti fluidi e mutevoli possibili fra le immagini e le parole in questo caso di un dialogo. Ovvero, una stessa immagine può avere, può dire mille cose differenti e contrarie. Credo che ci sia ancora la spesa a ricordare il metodo: fotocopie di una pagina di Grand Hotel dopo avere cancellato le parole con del bianco, sostituzione con altre parole. Le alunne si divertivano molto a una specie di compito in classe che dopo gli recitavo essendo fra l’altro un attore bravissimo. I risultati, credetemi, sono incredibili e possono educare a quel sano scetticismo, in questo caso sentimentale morale e sessuale, che per i giovani è oggi specialmente assai necessario… [23/11/2011]

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