Inutile, è tempo sprecato, nessuno tolto Michele mi prende sul serio. Tuttavia: tutti saremo d’accordo che per fare un paio di scarpe o un abito anche diciamo comune, no di alta moda, su misura occorre molto mestiere, molta abilità e molto moltissimo tempo per imparare. Eppure nessun calzolaio o sarto firma un paio di scarpe. Poi mi sembra che si possa accettare una parabola dove scrivo che fotografare, inquadrare mettere a fuoco eccetera, ma adesso la macchina fotografica fa tutto da sola, richiede meno mestiere, meno professionalità, meno lavoro che fare un paio di scarpe. Però posso dire che il fotografo prenda le misure dalla realtà e poi sceglie il “suo” paio di piedi per farci le scarpe… Ma il calzolaio anche lui lo fa però tanto tanto tanto di più… La differenza sta nel fatto che il calzolaio poi non firma le scarpe che ha fatto: non ci pensa nemmeno, invece il fotografo strafirma le istantanee che ha preso con un attrezzo che glie le fa in una frazione di secondo. E poi ci discute, ragiona, polemizza, ci mette il nome il cognome un testo il metasenso la palingnesi e pirulì e pirulà… Michele, noi fotografi abbiamo una faccia di bronzo… [29/09/2011]
Io farei, anzi bisogna fare una distinzione profonda totale fra le mostre e gallerie (e musei che poi parlando di immagini è la stessa cosa) in due categorie diverse: quella dove si paga un biglietto per entrare a vedere le opere; quella dove se entri non sei pagato ma tuttavia ricevi un qualcosa magari una pasta e un bicchiere di vino. Le seconde sono le gallerie fotografiche, come il celebre Il Diaframma di Milano di Lanfranco Colombo che cambiava le opere una volta al mese e io dovevo andarci perché lavoravo per lui. Ora siccome le opere esposte erano tutte in un identico passpartout della mostra con delle istantanee che cambiavano ogni volta (come del resto accade anche adesso per 99 mostre su 100) e siccome ogni fotografia è … sempre una fotografia istantanea cioè identica a un’altra istantanea fotografica, senza cartellino con titolo e nome di autore io, e non io soltanto, non sapevo accorgermi che la mostra era “nuova”. Ricordo il dialogo con il cameriere che portava da bere: “Ma non è quella del mese scorso?”, “No no – rispondeva il brav’uomo – questo si chiama Pinco Pallone, quello era Panco Pallino, è quello là…”, lui si ricorda i nomi dei cartellini e le facce per via della mancia… Ho fatto questo intervento per dare ancora migliore importanza al dibattito in corso. [28/09/2011]
Preciso: io non sono assolutamente assolutamente un esperto dei procedimenti della stampa tipografica a inchiostro della fotografia che oggi arrivano a farla piatta e liscia e continua come quella chimica: magari! Quello che so è che Niepce, Daguerre,Talbot e altri famosi non sono assolutamente gli inventori della fotografia che conta, quella di cui sono zeppe le edicole, però la loro è la fotografia che ha fornito i soggetti importanti alle macchine fotografiche che la riproducono a inchiostro su carta comune. Poi penso che i fotografi e quelli che lodevolmente si occupano e ragionano di fotografie dovrebbero capire e tenere sempre presente queste poche parole. Poi non bisognerebbe assolutamente confondere le fotografie con le immagini fotografiche: è come si dice confondere il fumo con l’arrosto! [23/09/2011]