Come sempre Michele mi affascini e mi fai tanto pensare. Grazie. Adesso a un tavolo attorno al quale sono seduti molti intenditori di fotografia: la giuria del premio più famoso del mondo, il Pulitzer: il tavolo è coperto da una dozzina di fotografie, fra cui questa qui, sono le finaliste di forse un centinaio di altre proposte. I membri della giuria, che si conoscono bene fra loro e anche sono amici probabili, fra loro discutono su quella che è la più “bella”: con accanimento e soprattutto con competenza. Vince non una che è costata la vita a un ragazzo: non vince nessuno, perdiamo tutti, amico, che tutti alla fine ci vergogniamo di essere “umani” più di prima di aver visto le foto. Fra loro in testa al tavolo c’è un conduttore diciamo un capo giuria che dirige il dibattito: si chiama Michele Smargiassi ed è un mio vecchio amico che stimo tantissimo. Mi piacerebbe fartelo conoscere, sono certo che avete molte cose da dirvi, anche se fatalmente la pensate in modo diverso… Caro prezioso Fotocrate, sei grande! [10/06/2011]
Michele, Amici… cosa volete che dica, che ho le lacrime agli occhi? Proprio così. Per voi recito padre Eligio, un amico anche lui, di Radio Maria: senza Dio, la Fotografia e gli Amici la vita sarebbe una cagata. Pare una battuta, e forse lo è, ma è vera… [06/06/2011]
Ravensbrück (tedesco KZ Ravensbrück), il campo di concentramento del Terzo Reich, che si trovava a nord-est della Germania, 90 km a nord di Berlino, nello stesso villaggio vicino a Mecklenburg località climatiche Furstenberg. Esisteva da maggio 1939 ad aprile 1945. È stato definito come “un campo di prigionia sorvegliato per le donne.” Uno dei più grandi campi di concentramento in Germania. Il numero dei detenuti iscritti per tutta la durata della sua esistenza è stata più di 130 mila persone. Come sai mi sono occupato delle fotografie della Shoah dal 1945 e proprio per conto degli alleati e per procurare documenti per il processo di Norimberga, il principale. Gli atti del processo sono stati pubblicati in una trentina di enormi volumi, uno raccoglie tutte le fotografie usate nel processo per documentare gli “orrori”, io ho usato la raccolta dei volumi, la copia che era stata data a Togliatti in quanto ministro degli interni e da lui depositata nella biblioteca che si trovava non so adesso all’ultimo piano della sede del PCI in via delle Botteghe Oscure. Non saprei dirti dove ma dovresti proprio conoscerla. Ti ringrazio davvero per le notizie che dai sull’album di questa puntata e soprattutto per il tuo commento perfetto Michele. I documenti che vengono fuori adesso sulla Shoah hanno lo scopo di dimostrare che non è poi stata quella “orribile” cosa che si dice… Tu hai pubblicato il documento fotografico più terrificante degli orrori che l’album contiene, quel poverino con l’enorme stella gialla… [27/06/2011]
Sia detto con rispetto e simpatia, Sander ha fatto con meno scienza e diciamo pure poesia, quello che ha fatto il grande metafotografo Cesare Lombroso con il suo inventario dei foritratti di “Uomo delinquente”. Il sogno di Lombroso era quello di associare alla raccolta fotografica, una raccolta esemplare di teste tagliate sotto “spirito”: teste tagliate che sono la grande Pentecoste negativa della insignificante fototessera. Purtroppo, lo dico e lo penso: purtroppo, non si possono decapitare i cuochi tedeschi del tempo di Sander. La data dei suoi “criminali impuniti” è molto importante… [26/06/2011]
E nessuno nessuno cita ancora Nadar il quale afferma: “La fotografia è quella cosa che consente a un idiota (sic! idiot) di ottenere risultati per i quali occorreva del genio” perfezionata da Gilardi “…ma che costringe un genio o ottenere risultati per i quali basta un idiota…”, definitivo… “In compenso consente anche a chi non conosce la fotografia di discuterne a fondo…”. E allora mi ripeto: la fotografia di cui si parla in questa puntata illustra, è la figura di un pensiero, di una idea di chi l’ha scattata e in quel momento. In breve di un testo. Senza il quale non dice niente, o dice quello che la guarda come io adesso in questo momento che scrivo il testo apocrifo di una fotografia di Brunetta (simpatico) e di cui mi interesserebbe non poco conoscere il “suo” testo. Cioè conoscere l’autentico significato della istantanea che ha pinzato con una macchinetta che le fa. Le istantanee sono francobolli insignificanti incollati su una busta che se non apro non mi interessano: non sono un collezionista di francobolli senza valore… [23/06/2011]