Michele (Luciana) questo è un tentativo di pattuizione linguistica con tutti gli Amici di Fotocrazia, che se riesce poi cominciamo a capirci. Guardate la fotografia di un mucchio di monnezza di Napoli, sono scatole, scatoline, barattoli, sacchetti, bottiglie… eccetera. Erano pieni di roba che è stata usata, mangiata, bevuta, consumata… Per me vecchio fotografo di 90 anni, le fotografie sono, o erano, dei recipienti pieni di qualcosa che a qualcuno piaceva e ha consumato, e che poi ha buttato in una immensa discarica dove già se ne trova un miliardo di questi imballaggi, un atto magari non di legittima vanità ma generoso e altruistico, casomai ci fosse qualcuno che ancora… eccetera eccetera eccetera. Se la penso così offendo qualcuno? E perché? Insulto la Fotografia? Quando mai? Luciana Candid dice che nel mucchio di non chiamiamoli rifiuti ma consumi riciclati ci possono essere dei capolavori! E no bambina mia è qui che ti sbagli e commuovi: sono tutte immagini istantanee, e una istantanea prodotta da una macchina, reificata (Marx) in un centesimo di secondo, può essere bella e importante per una persona come segno mnemotecnico (nodo al fazzoletto) ma opera d’arte… andiamo non siamo ridicoli. Poi si può usare questa qualifica opera d’arte per modo di dire, ma avete mai visto una bolla di sapone alla luce di un giardino fiorito che si rispecchia? Questa Michele vecchio amico mio è la disgrazia: le istantanee che pure si formano in un tempo più breve e più facilmente di una bolla di sapone, non fanno zip e non si scoppiano. Stanno li come caccole di mosconi che si chiamano reflex, e magari si replicano migliaia e milioni di volte e invecchiano, putrefanno e marciscono, e spesso diventano una vergogna non solo di uno ma di tutti i fotografi, anche la mia: come quelle dei Pulitzer… [13/06/2011]
E no Michele, proprio no, non ci siamo. In quattro righe: se io batto gatto in Google Immagini me ne vengono 3.050.000 che sono state tutte usate, pubblicate, descritte in cento modi diversi, e per ciascuna mi vengono decine di informazioni a catenaaaaa… da quella sola immagine posso ottenere tante informazioni, e anche radiografie del gatto… Ma mi sono stufato, da scriverci e non esagero una trattato sui gatti, ripeto non esagero: quella immagine è viva vegeta ricca potente… Miagolaaaa Michele è vivaaa. Mio Dio e tu lo capisci vero? Se io batto gatto in Flickr mi vengono qualche povera decina di migliaia di gatti morti, esumati da una fossa con 5 miliardi di altre fotografie già in stato di avanzata putrefazione dove si legge, quando si legge, la macchina che l’ha fatta e mi pare una data. Quella fotografia non ha vissuto, e non vivrà mai: un povero fotografo… Ma lasciamo perdere. Google formicola di istantanee viventi, utili, usate, riusate, vive vive vive… Porticine aperte su mondi interi che gli sono subito dietro (Michele io parlo sempre di istantanee, e tu mi rispondi come se io avessi scritto fotografie: ora se tutte le istantanee si possono considerare fotografie, per grazia di Dio non tutte le fotografie sono istantanee che, pensa, ce ne voglio 30 per fare un secondo di cinema…) Scusa Michele che ora concludo: Google immagini con le sue 3 milioni e oltre di istantanee che sono diventate fotografie perché ciascuna ha venti chili di testi disegni e numeri, è uno strumento divino a saperlo conoscere e usare; Flickr pensandoci meglio non è nemmeno una discarica ma una pietosa fossa comune… Perdonami Michele e voglimi bene, sono un povero vecchio malato… [13/06/2011]
Posso scendere in basso del tutto? Sono una merda ma non riesco a cambiare. Dunque c’è un miliardario buono e generoso, troppo, che a sue spese e ci vogliono montagne di dollari, crea un tempio della fotografia amatoriale dove i fotoamatori una folla sterminata gratis può entrare e appendere con tanto di nome le proprie fotografie, dieci, cento, mille… Sempre gratis. Un successo gigantesco! In poco tempo in quell’enorme tempio della generosità ce ne sono un miliardooooo! Subito Santo! Subito Santo! grida il popolo dei fotoamatori. Ma le spese sono enormi e il subito santo miliardario pensa che non ci sia niente di male a recuperare qualcosa con la pubblicità a pagamento, e infatti di troppo male non c’è. Ma ecco l’apocalisse: il Tempio della generosità, dell’altruismo di colpo si trasforma in una normale ma colossale agenzia fotografica e stringe accordi con grandi consumatori e rivenditori di fotografie …. e che mega super iper extra agenzia diventa: con un archivio di un miliardo di fotografie. In gran parte sono pezza da piedi ma fruga fruga… Sento piangere? Chi è? Le altre 100.000 agenzie, agenziette, fotografi professionisti che tirano avanti a stento? Poveri paparazzi paparazzetti miei… Che tristezza Michele, che tristezza… [14/06/2011]