Il 2021 è l’anno del 100° anniversario della nascita di Ando Gilardi, il nostro fondatore. Per festeggiare quest’anno abbiamo deciso di riaprire il suo BLOG pubblicando ogni mese un suo testo. A questo link trovate info sul testo che abbiamo scelto: da lui intitolato “Effemeride delle Immagini. Un sistema nuovissimo per l’archiviazione di tutte le figure”. Inoltre, con questo testo, per un anno Gilardi anche se in modo alquanto arbitrario raccoglie il testimone da Stefania Lucarelli che una volta al mese scriveva un post di argomento astrologico declinato in vari modi.
Ecco la trascrizione:
A febbraio ci si lagna:
c’è di foto una montagna
Gli uomini fabbricano e consumano immagini da 50.000 anni, ma solo da un secolo tentano di archiviarle, con il modo e il fine che vi abbiamo detto, perché solo da cento anni si è diffusa prodigiosamente la fotografia come mezzo di produzione e ri-produzione delle immagini, cioè come procedimento che consente, con inaudita facilità e brevità, di fabbricarne di nuove e di replicarne/ri-fabbricarne di vecchie.
Con la fotografia è possibile fabbricare l’immagine di un elefante, ristampare, dal suo negativo, l’immagine dell’elefante (in questo caso, ovviamente, non c’è bisogno di un «vero» elefante), si può ri-produrre fotograficamente una stampa fotografica, o di qualsivoglia altro genere, come pure un disegno, un dipinto, un affresco, un mosaico di un elefante. Ottenendo in questo modo un negativo, o una diapositiva che possono essere stampate in una come in un milione di «copie». I lettori di Phototeca sanno che, in conseguenza di ciò che esprime questo discorso, esistono oggi più immagini di elefanti che elefanti e questo può dirsi, praticamente, per tutte le cose visibili ad occhio nudo o anche invisibili.
Ora, nessuna immagine viene prodotta senza utilità, quanto meno (ma perché, poi, quanto meno?… ) essa non è economica bensì ricreativa o, almeno nominai mente, didattica. E non esiste immagine che, avendo avuto un uso e uno scopo, non possa egualmente ri-averli. Ad averne diversamente.
La fotografia, in cento anni, ha accumulato una massa enorme di immagini quelle prodotte attualmente ogni giorno sono più di tutte quelle prodotte nei 50.000 anni precedenti la pratica della fotografia: anche questo è, per Phototeca, un vecchio discorso. Essendo, dunque, la fotografia un «oggetto», ed avendo questo oggetto usi e valori che il primo utilizzo non distrugge nel senso materiale della parola (la fotografia non è una mela che si divora con gli occhi), nasce da ciò la sua necessità dell’archiviazione, con un modo e per il fine che vi abbiamo detto.
Dopo cent’anni questo modo e questo fine, correlativamente, non sono stati ancora perfezionati. Si è nel frattempo ammassata disordinatamente, oppure vincolata esclusivamente al primo scopo e uso, una enorme quantità di «dati fotografici».
PESCI
PIANETA DOMINANTE GIOVE E ANCHE NETTUNO,
GIORNI FORTUNATI DOMENICA E LUNEDÌ, COLORI BIANCONERO GIALLOROSSO
VERDAZZURRO, NEMICI DELLA LIBERTÀ INESORABILMENTE CONIUGATI
Nascono sotto il segno dei Pesci, come appare necessariamente anche a chi nulla sa d’astrologia archiviale, le immagini, antiche e nuove, che muoiono quando spezzano il legame siamesico con altra immagine. Esse sono siffatte che tal congiunzione salvando, pur infrangendosi in minuti dettagli, ciascun dettaglio ha senso, e spesso ancor più profondo, pur che s’adduggi, e adduggiar si lasci, con l’umbratile frammento dell’altra. Da tanta illustrazione può apparire trattarsi d’immagini rarissime e mai viste dai più, quando invece all’opposto ne passan per le mani in grande copia, giorno per giorno anche. Si pensi alle medaglie o alle monete che recano sul verso qualcosa che fa il verso al verso opposto. Ma altri esempi meno banali possiamo riconoscere nelle opere d’arte fra di loro dialoganti, spezzate e unite insieme dalla struttura portante quand’è cappella, ogiva, contrapposta parete.
L’archivista geniale usa chiamare consonante l’una delle due immagini che nascono sotto il segno dei Pesci, e l’altra vocale, indifferentemente mutando le parti assegnate. Lo dice la parola, consonante, che per aver suono e suonare il proprio senso ha da essere «con». Certo spezzando la gemellar simbiosi iconografica può restarci, ventosa tuttavia, una vocale: ma essa s’intende come esclamazione di dolore, virile, infantil, spaurito, tremebondo, beota, isterico: uh! ih! ah! eh! oh! Come tale schedabile.