Dicembre! È già trascorso un anno intero e siamo al dodicesimo e ultimo appuntamento con il post gilardiano della serie “Effemeride delle Immagini. Un sistema nuovissimo per l’archiviazione di tutte le figure”.
Questo è stato l’anno del centenario della nascita di Ando Gilardi e per ricordarlo, abbiamo riattivato la pubblicazione del BLOG a sua firma, con un post mensile.
A questo link si trovano una guida alla lettura e le motivazioni della scelta del testo. Chi ci ha seguito fin da inizio anno sa che questa è solo una delle tante iniziative per festeggiarlo: nel diario/calendario tutti gli eventi passati e in programmazione
In calce, come sempre, la possibilità di scaricare gratuitamente il reprint originale della rubrica pubblicata su Phototeca 13, da collezionare.
Ecco la trascrizione:
Il discorso a dicembre finisce
quel che segue ciascuno intuisce?
La facilità e velocità della riproduzione fotografica delle immagini, che ha oggi superato quella tradizionale nota come “microfilmatura” delle pagine scritte di giornali e libri, la disponibilità di buone macchine da scrivere elettriche o addirittura elettroniche (che si possono eventualmente collegare con veri e propri sistemi di memoria e visualizzazione elettronici), rendono oggi possibile, anche a livello individuale (di studioso, illustratore, grafico, eccetera), la formazione di un archivio “privato” ampiamente superiore a quello di alcune grandi imprese editoriali.
La quantità-qualità dei “dati” visivi raccolti in una “banca” di immagini è appunto un rapporto fra quantità-qualità-archiviazione efficiente.
Diecimila immagini schedate con centomila possibilità di richiami per utilizzi e ri-utilizzi futuri, valgono più di novantanovemila immagini schedate con diecimila possibilità di richiamo. Un paragone sciocco-vero è con chi possiede un milione e crede di poter spendere solamente centomila lire, e chi possiede duecentomila lire e sa benissimo non solo di averle ma anche conosce il modo più conveniente per spenderle…
L’archivista-semidio-privato è seduto davanti alla sua macchina da scrivere dove ha introdotto la sua multischeda. Sotto gli occhi ha l’immagine: con una “parola chiave” la battezza, scrive la parola e poi la breve frase che la “scioglie” in un significato minimo-sufficiente. Poi “frantuma” l’immagine e per ciascun frammento trova una “parola-chiave” nuovamente da sciogliere. Questo per due, tre … dieci schede. Un archivio di 10.000 immagini proposte per utilizzi e
ri-utilizzi futuri con 20/30.000 schede è già un grande e vero archivio. La media di 2/3 schede per immagini è già molto buona.
Il tempo chiesto – il tempo archiviale, comprensivo di battitura delle schede, loro collocazione alfabetica, sistemazione delle “matrici d’archivio” nei contenitori secondo una numerazione progressiva, escludendo naturalmente il tempo di ricerca delle immagini da archiviare – quando fosse di 15 minuti corrisponderebbe a 6 mesi di lavoro. secondo “orario d’ufficio”.
In 15 minuti occorre: introdurre il foglio multischeda in macchina, battere 2/3 schede, dopo averle “pensate”, togliere il foglio, staccarne le schede…
CAPRICORNO
PIANETA DOMINANTE SATURNO, GIORNO FORTUNATO SABATO,
COLORI VERDE E MARRONE,
SENSAZIONI RINVIATE MOLTO AVANTI NEL TEMPO OPPURE PATTUITE
Nascono sotto il segno del Capricorno immagini assolutamente insignificanti, profondamente
sbiadite, assurdamente vuote.
Ciò a tal punto che il malsenso comune si rifiuta di ammettere l’inconcepibile misura dello spreco di materiali e attrezzi tuttavia indispensabili alla loro produzione. Per suo conto, e perciò l’organizzatore della cultura melenso ma con senso d’opportunismo, trova ancor più facile l’accreditarle esteticamente e informaticamente.
Il vuoto, perché tale, meglio si può riempire di vuoto, non essendovi necessità alcuna di svuotare alcunché.
Le immagini Capricorno, per questo non-carattere, meglio di tante s’addicono alla vocazione archiviale della beffa costruttiva di un’arte improbabile della fotografia basata sull’animosità reciproca fra fotografi occasionali, promossi creativi dalle riviste spurie e mostre assessoriali, nel fuoco di una rivalità fin troppo facilmente nutrita da bassi rapporti disumani.
Tenuti eternamente in un ghetto della sottocultura, coloro che proliferano attorno a queste immagini, quando fossero rappresentati in rapporto e sullo sfondo delle medesime, popolano abbondantemente le aree dell’archivio dove sedimentano le irrisioni future. La nomenclatura delle quali cimenta facilmente la fantasia dell’archivista beffardo. Egli vi si dedicherà volentieri nelle noiose giornate festive di pioggia o di malinconica però vitale solitudine.
Vale per lui, in senso opposto a quello di poco fa, quanto già scritto: il vuoto assoluto della figura, perché tale, eccita la scoperta di un non-senso spinto in avanti nel tempo.