Ed eccoci già in Settembre a rinnovare l’appuntamento con il post gilardiano della serie “Effemeride delle Immagini. Un sistema nuovissimo per l’archiviazione di tutte le figure”. Abbiamo riattivato il suo BLOG pubblicando ogni mese un suo post e a questo link si trova il perché e il percome del testo scelto. Questa è solo una delle tante iniziative per festeggiare il 100° anniversario della nascita di Ando Gilardi: in ottobre ricominceranno gli eventi: conviene tenere d’occhio il calendario!
Ecco la trascrizione:
A settembre bevi mosto
e la scheda metti a posto
Dopo essere stata riprodotta-omologata, trasformata cioè in un “dato” che è possibile introdurre nei contenitori dell’archivio, la ri-produzione fotografica deve essere schedata.
Parleremo adesso di schede di cartone ma è evidente, in rapporto a quello che abbiamo enunciato relativamente alla evoluzione-mutazione dei procedimenti di riproduzione-omologazione dei dati visivi, che potrebbe trattarsi di “schede” magnetiche, ovvero di frasi “battute” sulla tastiera di un calcolatore invece che su quella di una macchina da scrivere.
Nella scheda si scrive con il minimo numero di parole possibili, uno dei significati, una delle informazioni, che si possono riferire all’immagine schedata e che rendono ipotizzabile la sua utilizzazione, ri-utilizzazione, nuova-utilizzazione in futuro.
Ovviamente un’immagine può suggerire o anche chiaramente evidenziare più significati e informazioni: su altrettante schede dovrà essere scritta una frase che principia con quella parola (nome, verbo, aggettivo, avverbio) che meglio “battezzi” l’immagine in questione a giudizio dell’archivista, e nella sua totalità e in un suo frammento (ricordiamo la metafora dello specchio spezzato); e per l’utilizzo o gli utilizzi trascorsi che dell’immagine sono stati fatti; e per i ri-utilizzi proposti per il futuro; e qualora si tratti di una fotografia “istantanea” per quello che è accaduto subito avanti o subito dopo; e per il tempo in cui venne fatta e il dove (giorno, mese, anno, località); e per l’evento più o meno durevole del quale rappresenta un momento; e per quello che consente di identificare fisionomicamente (nome, cognome, età); e… questo elenco potrebbe continuare per un intero volume.
Un volume mai scritto per istruire nessun vero archivista per due ragioni fondamentali: la prima, potrebbe esserne autore solo un archivista-semidìo il quale come sappiamo per adesso non esiste; la seconda, questo volume quando fosse sufficiente sarebbe equivalente al “suo” archivio. Qualcosa del genere è accaduto nella storia della pittura: sono stati scritti molti trattati per insegnare a dipingere, da quello di Leonardo a quello minimo e patetico del D’Azeglio. In realtà s’impara davvero a dipingere dipingendo e dipingendo s’insegna.
BILANCIA
PIANETA DOMINANTE VENERE, GIORNO FORTUNATO VENERDÌ,
COLORI BIANCO E VIOLA DELICATI O A STRISCE,
UTILIZZI FREQUENTI LEGATI ALL’EVENTO COME ALL’IMMAGINAZIONE
Nascono sotto il segno della Bilancia le immagini che per le ragioni più varie, direttamente o indirettamente, propriamente o impropriamente, hanno avuto, hanno o avranno rapporto con le forze dell’ordine, la Giustizia, carceri, tribunali e la Legge nell’insieme.
Ma non bisogna pensare soltanto alle immagini dette appunto legali, giudiziarie e “segnaletiche”. All’opposto la professionalità del vero archivista, al di là di questi casi evidenti, si esercita nella schedatura che altri scioccamente potrebbero considerare assurda e provocatoria.
Al limite, qualsivoglia persona o anche disinibita, rappresentante qualsivoglia figura abitata da qualsivoglia ambiente e località, può trasformarsi in criminale ovvero scena del delitto.
Ovviamente questo non significa che tutte le immagini si devono schedare anche come tali: in tal caso sarebbesi come se il numero dei candidati superasse quello degli elettori.
In tanta ampiezza di possibilità conviene perciò predisporsi al falso, o meglio al simbolo, scegliendo le facce “criminali” e le vedute delle “scene del delitto” secondo criteri puramente estetico-teatrali. Archiviando serenamente come «mostro di X (Londra, New York, Gorgonzola… il nome è attribuito dalla futura necessità)» e come «sotto si trova sepolta la madre con i figli» la fototessera dello zio, o l’angolo del proprio giardino, quando quello fosse butterato e questo umidiccio.