L’ippocastano (“castagno dei cavalli” o “castagno d’India”) è uno degli alberi più diffusi nei nostri parchi e lungo le grandi strade cittadine.
Albero originario dell’Asia occidentale è stato introdotto in Italia verso la fine del secolo XVI.
È una pianta forte e vigorosa che può raggiungere i 40 metri di altezza e la sua ampia chioma crea vaste zone ombreggiate.
Tutti noi da bambini abbiamo giocato con i semi dell’ippocastano. Erano così simili ai frutti del castagno da donarci l’illusione di aver trovato un tesoro, miracolosamente racchiuso in un riccio “morbido”.
In realtà il seme dell’ippocastano è altamente tossico per l’uomo, ma per generazioni lo abbiamo usato come una sorta di talismano “anti-influenzale”.
Ma come è possibile?
Da dove nasce questa strana credenza?
La leggenda dell’ippocastano
Ebbene, quando gli antichi scoprirono che i semi dell’ippocastano erano un ottimo rimedio per curare i cavalli da asma e raffreddamenti, si pensò che le “castagne matte” – pur non commestibili per noi – fossero magiche portatrici di salute e benessere.
Si sa come nascono le leggende, non c’è bisogno che siano basate su dati scientifici.
L’importante è che ci sia un nesso, meglio se irrazionale, tra le cose. Ed è proprio grazie a questa proprietà guaritrice dell’ippocastano nei confronti dei cavalli, che in autunno qualcuno usa ancora tenere in tasca un paio di “castagne matte” allo scopo di prevenire il raffreddore.
Nella medicina popolare erano in realtà le foglie dell’albero a rappresentare un rimedio contro la tosse, le artriti, i reumatismi, le flebiti, le vene varicose e i dolori mestruali.
I semi d’ippocastano erano invece impiegati – oltre che per edemi e disturbi reumatici – anche come rimedio in caso di contusioni, distorsioni e mal di schiena.
L’attuale scienza erboristica ha verificato che gli estratti ottenuti dai semi esercitano un’efficace azione di rinforzo della permeabilità capillare e favoriscono il ritorno venoso. Inoltre hanno un effetto antinfiammatorio e migliorano il drenaggio linfatico, mentre la corteccia si è rivelata un ottimo febbrifugo.
L’ippocastano appare anche tra i principali fiori di Bach con il nome di White Chestnut, utile a chi è preda di pensieri ossessivi e per questo soffre di insonnia e ansia.
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