Quando nel 1958 la senatrice Merlin, in un infuriare di polemiche, riuscì a vincere la sua battaglia sulla chiusura dei bordelli certo non pensava che nel giro di pochi decenni le frange più tradizionaliste del paese avrebbero riportato indietro l’orologio della storia. I due partiti alla guida del nostro paese, compatti su altri temi, ora si trovano abissalmente divisi sulla questione “riapertura delle case chiuse” che pare invece gradita a moltissimi italiani.
Vediamo schierarsi pro-riapertura fruitori che vagheggiano amplessi più comodi, cittadini ostili al fenomeno e convinti che “occhio non vede, cuore non duole”, giovani che non trovano nulla di sconveniente nel vendere il proprio corpo e si illudono che libertà e prostituzione possano andare a braccetto. Alcuni raccontano quanto sia felice la gestione della prostituzione libera in Olanda e Germania e stiamo già tutti visualizzando fiumi di tasse mai riscosse che si riverseranno nelle casse dello Stato, con felici prostitute (e prostituti) muniti di certificato sanitario, contraccettivi, protezione da malattie e finalmente liberati da malvagi e violenti sfruttatori.
Bello, sì.
Peccato che la prostituzione, la sua fruizione e il suo sfruttamento abbiano a che fare solo parzialmente col sesso e molto con il potere, il denaro, il rischio e la trasgressione. Peccato che la nostra società sia piena di predatori sessuali di bambini. Peccato che la libera Berlino sia oggi la prima meta in Europa per il traffico di esseri umani a fine di sfruttamento sessuale.
Come spesso accade, si individua correttamente un problema per poi applicare soluzioni inefficaci quando non addirittura dannose, perché prive di una seria analisi culturale e socio-economica.
Senza addentrarci nella polemica però è interessante capire meglio cosa spinse la senatrice Merlin a lottare per togliere le prostitute dalla strada e cosa ne pensavano allora le protagoniste.
Innanzitutto va chiarito che la Legge Merlin introdusse i reati (fino al 1958 mai previsti) di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione, mentre lasciò libera la scelta di prostituzione volontaria da parte di maggiorenni non sfruttati. Quindi la vagheggiata libertà di prostituirsi a casa propria o tra 4 mura, se si è maggiorenni, già esiste ed è prevista per legge.
Inoltre Lina Merlin per la sua “crociata” si era ispirata all’analoga battaglia che portò la Francia a varare una legge simile, battaglia promossa proprio da un’ex prostituta, Marthe Richard.
La chiusura dei bordelli, nell’intenzione della senatrice, doveva essere seguita da un forte impegno nell’educazione sessuale dei giovani (rispettato solo tra gli anni Settanta e Ottanta e poi disatteso, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e alla creazione di un Corpo di Polizia Femminile destinato a gestire in modo specifico i reati contro donne e minori (la Polizia femminile nacque infatti l’anno successivo).
Ma le prostitute cosa ne pensavano?
Le posizioni erano varie, molte brindarono tristemente alla chiusura del bordello con i clienti affezionati dandosi appuntamento a casa o in strada la settimana successiva, altre invece scrivevano così:
“B., 27 Gennaio 1951
Signora Deputatessa Merlin
Io ò saputo dalle mie compagne della legge che fà per noi prostitute. Io non me ne intendo; sono una povera donna che faceva la serva e sono delle campagne di C. e vorrei tornarci a fare la serva o la contadina non questo mestiere che mi fa schifo. Ero a M. e M. mi faceva terrore e io uscivo poco, avevo paura dei trammi e delle macchine, ma un giorno uscivo e incontrai uno che mi si mise dietro a camminare dietro. I miei padroni tutte le sere facevano cene, ballavano e poi si baciavano e anche con le mani non stavano fermi bene e io pensai che fare all’amore non era peccato e mi ci misi con un giovanotto che non parlava come noi di C. Ma un giorno mi portò nella sua camera perché disse «ò male allo stomaco». Ma altroché male, lui mi prese e mi cosò anche mentre io piangevo e dissi «ò paura ò paura». Poi non mi à sposato e mi à fatto fare il figliolo. Io sono prostituta perché i padroni non mi rivolevano e loro erano come me e pegio e si facevano sempre cornuti fra elli, ò paura di venire via per la fame e per chiedere perdono alla famiglia che sono onesti fratelli e sorelle. Però a C. sarei felice, ci sono nata, c’è l’aria sana, gli olivi e la vendemmia e anche i contadini mi volevano bene.
M’aiuti Signora Deputatrice io voglio salvare mio figlio.”
(tratta da “Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse” 1955, a cura di L. Merlin e C. Voltolina)
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