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Vendo neve!

Oggi pochi si possono permettere la settimana bianca o un week end sugli sci, così la neve è diventata solo una scocciatura: in città, dopo una prima piacevole sensazione di silenzio e pulizia, inizia ad imbrattarsi, per le strade rallenta il traffico, e in campagna per quanto utile ad incrementare le scorte d’acqua, lascia isolati interi paesi.
Gli unici che, per fortuna, se la godono ancora sono i bambini che fanno a palle di neve e si rotolano sul gelido manto bianco, incuranti del freddo.
Eppure la neve nell’antichità era un bene assai prezioso, tanto da essere oggetto di commercio.
La raccolta e la conservazione della neve invernale in fosse scavate nel terreno o in grotte, protetta da paglia e felci, era un’attività che sosteneva l’economia delle popolazioni montane fin dai tempi più antichi.
I primi a conservare e vendere la neve furono i cinesi che, nella stagione calda, tagliavano grossi blocchi di neve pressata e compatta raccolta in inverno, la avvolgevano in grandi foglie o nella paglia e la portavano in pianura.
Anche nell’Antica Roma i ceti abbienti, durante la bella stagione, acquistavano la neve invernale tanto che si ha notizia del consumo di bevande fredde e “sorbetti” anche in quell’epoca.
Fino ai primi decenni del ‘900 in tutta Europa la neve veniva raccolta in zone montuose e pressata in fosse profonde (le neviere) che ne permettevano la conservazione, quindi veniva trasportata a valle, nei paesi e nelle città, con carri o muli dotati di sporte “termicamente isolate”: botti coibentate con sughero, sacchi cerati o semplicemente felci e paglia  .
Il commercio era regolamentato dalla legge e spesso le zone dotate di neviere “naturali” erano appaltate dai potenti del luogo; in seguito divennero spesso proprietà dello stato e la raccolta libera era prevista solo per uso personale.
Nello Stato Pontificio il  papa concedeva ad alcuni imprenditori un monopolio pluriennale per la raccolta  e la vendita della neve, vincolandoli a garantirne la fornitura per tutto l’anno, fissando persino delle penali se i concessionari non erano in grado di soddisfare la domanda della corte, dei nobili o dei malati, infatti la neve allora veniva usata, oltre che per uso alimentare, anche come antipiretico e antiemorragico.
La Sicilia era una grande ”produttrice” di neve, tanto da esportarla anche a Malta e, nell’Inghilterra dell’Ottocento, questo bene di lusso era tanto apprezzato da nobili e borghesi che la domanda di bibite ghiacciate, aumentata grazie alla disponibilità economica della Rivoluzione industriale, comportò l’importazione di neve e ghiaccio persino dalla Norvegia e  dagli Stati Uniti.
Questo fiorente mercato crollò nel corso degli anni Trenta, con l’invenzione delle ghiacciaie e in seguito dei frigoriferi, ma ancora si possono visitare in montagna e pianura moltissime “neviere” (naturali e costruite dall’uomo) veri monumenti all’ingegno umano.

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