C’è chi ama la tenda e chi la detesta. Chi passerebbe l’estate in libertà fermandosi qui e là, chi invece anche in campeggio prova a riprodurre la propria casa, innalzando strutture e verande da condono edilizio, munite di TV, barbecue in pietra e parcheggio biciclette. C’è chi affitta una roulotte e guida per metà della vacanza, chi invece cammina chilometri al giorno e pianta la sua tendina dove capita.
La passione per il campeggio è un fenomeno piuttosto recente, nasce nel XIX secolo come riparo per cicloturisti particolarmente temerari e avventurosi. Considerando che la tenda è stato il primo tipo di abitazione umana e che in molte culture nomadi, come quella pellerossa, è rimasta tale per secoli, stupisce un po’ che l’idea del campeggio per svago, non abbia più di un secolo.
La provvisorietà della tenda, la facilità di smontaggio e di trasporto ne fanno una vera passione per chi ama muoversi, mentre per lo stesso motivo, gli “stanziali” la rifuggono, scoraggiati anche dalla necessità di dormire a terra e di viaggiare con pochissimo bagaglio. Il campeggio costringe a semplificare. Invita a pensare che in fondo per vivere bene bastano poche cose e che, per spostarsi rapidamente e conoscere luoghi lontani, non dobbiamo attaccarci a troppi oggetti inutili.
Se pensiamo ai nostri giochi di bambini capiamo subito che la tenda è nel DNA umano, chi di voi non ha mai fatto un rifugio con qualche ramo e delle foglie, o con dei teli tesi tra le sedie di casa? E che fascino avevano le nostre tende casalinghe! Ci portavamo dentro qualche cuscino, un libro, la pila e la merenda, poi ci si rifugiava in un mondo “a parte” per sognare che quel piccolo “utero” fosse una protezione dai pericoli del mondo e dalle immaginarie bestie feroci che circolavano all’esterno . Molte tecniche terapeutiche di rebirdthing (che ci fanno rivivere il momento della nascita per rimuovere antichi traumi) usano proprio una tenda come metafora dell’utero, così come negli antichi rituali dei nativi americani una speciale tenda (in cui si entrava carponi e munita, all’interno, di pietre roventi su cui si versava acqua) aveva la funzione di purificazione e rinascita.
Quest’estate, sdraiati nel nostro piccolo igloo ipertecnologico o nella nostra vecchia canadese, nel pieno deserto o nella piazzola della riviera, invece che imprecare contro le zanzare o concentrarci sul mal di schiena, potremo invece immaginarci come antichi nomadi, fieri e coraggiosi, capaci di vivere in simbiosi con la natura (anche se la natura consiste solo nella cicoria dell’aiuola), liberi e leggeri, senza troppo peso addosso, ché la vita in fondo può essere semplice.
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