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Succursali

(una foto al giorno leva l’ignoranza di torno) a cura di Lost Dream Editions

«Non crederai mica che esistano le Scille e i Centauri biformi», scriveva Lucrezio nel suo “De rerum natura” venti secoli fa, e, citando due mostruose creature degli inferi ricorrenti nell’iconografia funebre etrusco-romana, comunicava al lettore che sarebbe stata una paura infantile credere in una punizione dopo la morte. «L’inferno esiste solo per chi ne ha paura» era la “traduzione” di quei versi in latino fatta da un grande poeta genovese. D’accordo. Ma delle succursali sono esistite, qui, qualche anno fa, realizzate dall’uomo e non, per citare ancora Fabrizio De André, dall’avversario del «buon Dio». Un preciso, insospettabile, impiegato tedesco organizzava i viaggi – lui li chiamava «trasporti» – per raggiungerle: di questa squallida storia, di cui ci si è sforzati piuttosto bene di dimenticarsi, ha scritto Hannah Arendt nel suo “La banalità del male”. Succursali piccolissime erano nascoste anche nelle periferie delle città. «Villa triste» è il nome dato dai partigiani milanesi a quella nella via dedicata al pittore della «dolce prospettiva», dove i fascisti torturavano i loro avversari. A guerra finita, i proprietari non vorranno più abitare quella casa, che sarà donata a un ente religioso. Nell’immagine: La palazzina di villa Fossati, a Milano, in via Paolo Uccello, di cui si dice nel testo. La fotografia appartiene a una serie fatta eseguire nel dicembre 1944 da Franco Cambi su richiesta del Tribunale di Milano.  ( da Istituto per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, Luca Baldissara, a cura di, Atlante storico della Resistenza italiana, Bruno Mondadori 2000 )

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