Quando accadono tragedie come quella che ha colpito la Puglia in questi giorni, due domande senza risposta ci attraversano la mente: “ma siamo davvero nel 2016?” e … “è possibile che questo sia lo stesso Sud Italia che ha ospitato una delle primissime ferrovie europee della storia?” . Quando nel 1839 re Ferdinando II di Borbone inaugurò la prima ferrovia del Regno delle Due Sicilie, la Napoli-Portici, il treno era ancora un mezzo poco diffuso, inventato appena vent’anni prima. Per la sua realizzazione infatti Ferdinando II si era rivolto a progettisti e finanziatori francesi, mentre le motrici le aveva fatte costruire in Inghilterra sul modello di quelle create da Stephenson. La locomotiva a vapore di questo primissimo treno italiano, una Bayard, poteva raggiungere la velocità massima di 50 km/h trainando 7 vagoni. La Napoli-Portici si dipanava per circa 7 chilometri e mezzo e le sue rotaie, a differenza del resto, erano state realizzate in Italia: il ferro proveniente dalle miniere della Vallata dello Stilaro era stato lavorato in un polo siderurgico calabrese. Solo nei primi 40 giorni, la Napoli-Portici trasportò quasi 86.000 passeggeri. Senza incidenti.
Guardare l’attuale situazione, in cui un semaforo e due capotreni sembrano responsabili di una strage, dalla prospettiva storica di un Sud che era tecnicamente all’avanguardia meno di due secoli fa, è doppiamente sconfortante. La questione delle infrastrutture in lento declino è una delle piaghe del secondo millennio, che vede disfarsi sotto i colpi dell’incuria, della mancanza di personale e delle sempre più esigue risorse pubbliche, strade, edifici, ferrovie, ospedali, reti idriche ed elettriche progettate a fine Ottocento. Certamente non accade solo qui in Italia, ma nel nostro paese , dove a ogni cantone troviamo un paesino meraviglioso e ricco di storia che rischia di restare isolato per il crollo di un tratto di strada o per la soppressione di una linea di trasporti, la faccenda diventa davvero grave. Far funzionare in modo adeguato le infrastrutture create un secolo e mezzo fa, sarebbe già un significativo passo avanti per il nostro paese e non solo come prevenzione di incidenti mortali. La storia spesso ci mostra in modo chiaro che una società prospera solo se governi illuminati si occupano di coinvolgere la popolazione nella costruzione del futuro, in maniera lungimirante e continuativa. Scorrendo le immagini d’archivio si può quasi respirare quell’atmosfera che portò l’Europa e in particolare l’Italia a diventare uno Stato moderno. Ma in questo excursus, il passato ci sembra più moderno del futuro. E questo non è davvero un pensiero confortante.
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