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Stirato e inamidato

pubblicità del ferro da stiro nel 1900, elaborazione ©Fototeca Gilardi

Uno degli elettrodomestici che oggi riteniamo tra i più obsoleti e inutili, è il ferro da stiro.
Complice l’aumento esponenziale dei materiali sintetici nell’industria tessile ormai è raro avere in casa abiti che sopportino la stiratura, lenzuola e tovaglie spesso vengono riposte dopo una velocissima passata, eppure ci sono state epoche in cui il ferro da stiro sembrava indispensabile. Ancora negli anni Cinquanta e Sessanta molte mogli passavano ore a inamidare camicie e volants di pizzo, e a stirare accuratamente gli abiti per renderli lisci e impeccabili. L’effetto tenuta del tessuto d’altronde è stato per millenni uno dei principali fattori di eleganza. Vi siete mai chiesti come facevano gli antichi Egizi a produrre la fine plissettatura che vediamo negli abiti dei faraoni e degli scribi? Tutte quelle piegoline fitte, che ritroveremo qualche secolo dopo anche nei chitoni femminili dell’Antica Grecia, venivano realizzate immergendo il tessuto di lino in un liquido gommoso apprettante, sottoponendolo poi alla sagomatura delle pieghe mediante uno strumento pesante di terracotta, pietra o marmo (la cosiddetta stiratura a freddo) e ad un trattamento finale con cera d’api per assicurarne la durata. Il primo rudimentale ferro da stiro fu quindi una pietra.
Il primo oggetto per stiratura a caldo ha invece origini cinesi e risale all’epoca Han (206 a.C. – 220 d.C.). Antenato del ferro da stiro verticale, era costituito da un recipiente di bronzo riempito di braci o sabbia calda, a seconda della delicatezza del tessuto da trattare, e dotato di un lungo manico. Ovviamente erano necessarie più persone per usare questo strumento: due per tenere sospeso l’abito da stirare e la terza per utilizzare, con mille precauzioni, il rudimentale ferro che era ricoperto da decorazioni portafortuna (evidentemente era necessario invocare gli dei per non ustionarsi) e da un manico tanto più prezioso e intarsiato quanto più era ricco il proprietario.
Pochi secoli più tardi anche gli antichi Romani arrivarono a creare un ferro da stiro verticale “a caldo”: dopo aver mutuato dagli Egizi e dai Greci il metodo a freddo e averlo applicato sistematicamente nelle lavanderie-stirerie dell’epoca (i funicula) con l’unica variante di usare una mistura di acqua, sapone e urina al posto di gomma e cera, pensarono bene di iniziare a stirare tuniche, toghe e pallia con una piastra di bronzo dotata di lungo manico e posta a scaldare nel fuoco.
Per veder apparire un ferro da stiro somigliante a quello attuale (una pesante piastra di ferro a forma di navetta da usare su asse da stiro), dovremo aspettare il risveglio dell’inventiva olandese nel XII secolo. Successivamente il ferro da stiro non mutò sostanzialmente forma ne’ metodo di utilizzo fino al 1800: il ferro veniva scaldato nel forno e con molte precauzioni si passava sui tessuti più preziosi e delicati facendo attenzione a non bruciarli e a non sporcarli con la cenere, un lavoro ingrato e faticoso se ripensiamo alle cuffie, ai colletti e alle gorgiere tanto di moda tra 1500 e 1600, ma anche alle mille balze settecentesche. Per fortuna l’avvento della ghisa permise di realizzare ferri da stiro di varie fogge e dimensioni, adatti a stirature di precisione, e anche i manici vennero isolati sempre meglio dalla piastra rovente per preservare le mani delle stiratrici e dei sarti.
Nacquero i ferri che potevano contenere braci (ma l’inconveniente di vederle esplodere e bruciare gli abiti era sempre dietro l’angolo), così come anche ferri più sofisticati in cui si poteva introdurre una lastra arroventata risolvendo sia il problema delle bruciature che quello della cenere, ma la vera rivoluzione si ebbe con l’uso di combustibili come alcool, gas e petrolio e, infine, con la scoperta dell’elettricità e con la sua diffusione in tutte le case. Nel giro di trent’anni il ferro da stiro elettrico venne perfezionato e comparve sul mercato il primo ferro con serbatoio a vapore, inizialmente destinato solo alle lavanderie per le dimensioni incompatibili con quelle di un normale appartamento. Pian piano la caldaia del ferro da stiro si ridusse e così anche il suo peso, fino a diventare uno degli elettrodomestici più amati dalle massaie del dopoguerra.
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