Poiché da qualche tempo è d’obbligo parlare di stereotipi e cliché, vogliamo anticipare l’ormai imminente polemica d’inizio anno scolastico su grembiule “sì”/ grembiule “no” giusto per allinearci al clima generale e dare occasione a tutti di esercitare l’ormai imprescindibile istinto manicheo.
Mentre un tempo il famoso grembiulino scolastico non era altro che un semplice ”abito da lavoro”, una replica di quello che ogni bambino o bambina indossava in casa per non sporcare troppo i vestiti quando le lavatrici erano ancora di là da venire, ecco che con il passare dei decenni è diventato via via un simbolo di uniformità, di oppressione, un simbolo sessista, un segno di rispetto per le regole, un capo da ripudiare perché mortificante delle singole individualità. Insomma si è caricato di mille significati perdendo la sua primaria funzione, quella igienica.
Ora, che ognuno si schieri come più gli aggrada e per i motivi più fantasiosi; personalmente il grembiule, in ogni sua forma, a me ha sempre fatto simpatia perché da piccola con i grembiulini colorati fatti dalla mamma, mi sentivo tanto Mariarosa, la bambina perfetta della pubblicità della Bertolini, o nei momenti di ribellione, una Pippi Calzelunghe dal corto grembiule pieno di patacche e dalle tasche piene di tesori. L’unica eccezione fu quando a scuola pensarono di abbinare il già anonimo grembiulino (bianco per le femmine e nero per i maschi … e qui le considerazioni sul sessismo sarebbero opportune) ad un enorme, ridicolo fiocco colorato che distingueva una classe dall’altra.
Osservando le immagini d’archivio è evidente come nelle classi popolari il grembiule sia stato un capo d’abbigliamento sempre presente e non solo a scuola. C’era quello degli artigiani (spesso, pesante, di cuoio), quello degli abiti tradizionali femminili (bianco, di pizzo o finemente ricamato), quello dei cuochi candido e intonso, quello delle contadine, solitamente scuro e usato in mille modi, anche per trasportare le uova dal pollaio, o quello da giardinaggio utilizzato anche dalle nobildonne. Però confesso che le mie preferite restano le cameriere e bambinaie ottocentesche, con il loro grembiule bianco, lungo, con le spalline a volant e la cuffietta abbinata, in stile Mary Poppins.
Certo ora possiamo fare più di una lavatrice al giorno e i nostri vestiti non sono solo due, quello della festa e quello da casa, non vanno protetti come un tempo. Possiamo permetterci di cambiare abiti anche 20 volte al giorno e il grembiule ha mantenuto la sua funzione soltanto alle scuole primarie o in cucina, ma forse, riprendendo il suo ruolo antico, questo anacronistico capo d’abbigliamento popolare potrebbe aiutarci nella nostra battaglia per l’ambiente: meno lavaggi, meno inquinamento, meno spreco di acqua e voilà, un piccolo, ma significativo passo avanti sarebbe fatto!
Sempre con un occhio all’eleganza, sia chiaro.
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