(una foto al giorno leva l’ignoranza di torno) a cura di Lost Dream Editions
Il rinvenimento sul corpo della donna di un «bollo», il segno lasciato dal rapporto col Diavolo, provava inequivocabilmente, quattro secoli fa, che l’imputata era una strega.
In val Poschiavo, a nord est di Como, i processi per individuare le «strie» – ritenute responsabili di slavine, maltempo, rovina dei raccolti, sterilità e morte di persone e animali, per dire solo delle “colpe” più ricorrenti – erano istruiti dalle autorità civili. Nel suo interessante “Il martirio delle streghe. Una nuova drammatica testimonianza dell’inquisizione laica del Seicento”, Xenia Edizioni 1988, Tiziana Mazzali ci informa che i giudici, quando non riuscivano a trovare il segno del «Giavol», facevano ricorso a degli “esperti”. I verbali dei processi hanno conservato il nome di uno famoso, di Teglio, in Valtellina, paese oggi famoso per i pizzocheri: Giacomo Rizzo il più delle volte riusciva a trovare quello che i giudici avevano cercato senza risultato.
Dai verbali dei processi civili contro le “streghe” conservati nel comune di Poschiavo emerge anche con chiarezza, ed è una novità di notevole interesse, che i loro voli su legni o animali magici per recarsi ai sabba, uno degli elementi ricorrenti nell’immaginario legato a queste incredibili credenze, non erano reali ma virtuali. Costrette con la tortura a dire quello che i giudici volevano sentire, non davano tuttavia loro completa soddisfazione, ammettendo, sì, affinché la tortura cessasse, di essersi recate alle loro diaboliche riunioni ( una delle località ricorrenti era il Piano della Tempesta ), ma solo col pensiero. D’altra parte, la stupidità umana da cui nasce la credenza nelle streghe e nel potere loro riconosciuto di “maledire” trae origine da una fede contradditoria e ingenua i cui padroni si arrogano il potere di “benedire”, che non è altro che l’aggiornamento della vecchia guerra fra la luce e le tenebre di cui si legge già nei rotoli del Mar Morto.
Nell’immagine:
Illustrazione di Christian Schloe, Fly me to Paris, 2005 circa.