(una foto al giorno leva l’ignoranza di torno) a cura di Lost Dream Editions
Il vecchio rullino per fotografie analogiche conteneva 36 pose, un multiplo di 6, evidente omaggio al sistema sessagesimale usato dagli antichi abitanti della Mesopotamia, sistema che ritroviamo anche nella misurazione del tempo e degli angoli: il rullino era stato infatti già inventato dai Sumeri. Conteneva però solo una posa, come le successive lastre fotografiche, ovviamente latente prima di essere sviluppata. Perché l’immagine fosse rivelata, bisognava fare scorrere il rullino sull’argilla umida dell’Eufrate: si otteneva così, contemporaneamente, un’immagine in positivo. Le attrezzature per produrre le immagini automatiche erano estremamente costose e quindi riservate a pochi membri altolocati nella struttura sociale. Nell’immagine allegata, il rullino e l’immagine che conteneva dopo lo sviluppo (con la speranza che mi chiamino quelli di “Voyager” … ).
Ando Gilardi amava ricorrere, nei suoi testi, a dei clamorosi paradossi temporali: per diverstirsi e, divertendo il lettore, insinuare il sospetto che la storia delle immagini non gli fosse stata raccontata per il verso giusto. “Phototeca/Fhototeca”, la grande pubblicazione periodica creata da Ando Gilardi, Roberta Clerici, Patrizia Piccini e altre collaboratrici e collaboratori, ha collocato la fotografia nel posto che le spetta: l’ultimo e importantissimo capitolo della storia iconica dell’uomo (per le riviste fotografiche, invece, paradossalmente è il … primo: nel senso che presentano la fotografia come se prima l’uomo non avesse prodotto alcun altro tipo di immagine e già dal Paleolitico avesse attaccato fotografie sulle pareti delle caverne). In un numero di quella epocale pubblicazione, Ando Gilardi aveva presentato una divertente quanto illuminante storia delle immagini “alla rovescia” ( Ando Gilardi, La famiglia magnetica, in “Phototeca” n. 10, marzo 1983, p. 60 – 85 )
Nell’immagine:
Sigillo cilindrico mesopotamico proveniente da Nippur, fine del III millennio a.C.
Londra, British Museum.
(da “Archeo”, n. 54, agosto 1989 )