Finalmente l’uomo “barbuto” è tornato in auge!
Dopo un decennio di depilazioni maschili indiscriminate, il mondo della moda si accorge improvvisamente del fatto che le donne sono più attratte dagli uomini con la barba .
Eppure già nell’antica Grecia, la barba folta era apprezzata e veniva considerata anche segno di saggezza. Basta pensare ai busti degli antichi filosofi, tutti rigorosamente barbuti. D’altronde il prototipo della mascolinità era il grande Zeus, sul cui volto prosperava una gran barba riccia, spesso accostata ad una capigliatura leonina.
Alessandro Magno invece aveva imposto ai suoi soldati di radersi il viso completamente, perché riteneva che i nemici avrebbero potuto usare la barba come appiglio, in battaglia. Problema che non si posero i celti.
In epoca romana la barba era molto curata: Nerone aveva scelto di raderla sulle guance e lasciarla solo a contornare il mento, mentre l’imperatore Adriano, cultore della classicità, se la fece crescere alla foggia greca, un po’ più folta, ispirando anche i suoi successori.
Farla in barba a qualcuno o farla in barba alla legge, vuol dire raggirare, prendere in giro, beffarsi di una persona, agire scorrettamente e farla franca. Perché si dice così?
Il modo di dire nasce nel Medioevo, quando la barba divenne un fatto d’onore.
Guai a toccare quella di un altro uomo: sarebbe stata un’offesa da lavare in duello, ma sulla barba soprattutto, si giurava. Radersela o perderla era segno di disgrazia. Per questo, giurare sulla barba e poi disattendere la parola data divenne nell’eloquio comune “farla in barba”.
Nel XVI secolo avere o meno la barba cominciò ad essere questione puremente estetica. Gli uomini cominciarono a pettinarla e ad acconciarla in modo creativo, stirandola e profumandola. E apparvero le prime barbe biforcute, intrecciate (pensiamo ai pirati), con boccoli, fiocchi e così via.
Nel XIX secolo si diffusero i prodotti per la rasatura: saponi da barba, rasoi, creme iniziarono a sedurre gli uomini più attenti al loro aspetto.
Il Presidente Abraham Lincoln rese popolare la barba tra gli americani. In Italia Mazzini e Garibaldi la imposero nel look del rivoluzionario che poi arrivò fino a noi con il movimento dei barbudos di Cuba, capeggiati da Fidel Castro e Ernesto Che Guevara, chiamati così proprio per via della barba lunga, decisamente più comoda quando si è occupati in guerriglie per i monti, costretti alla clandestinità e sprovvisti di mezzi.
Per finire dovete sapere che la barba è anche protagonista del celebre “Paradosso del barbiere” di Bertrand Russel, che vi sfido a risolvere:
“Se in un villaggio isolato vi è un solo barbiere, ben sbarbato, che fa la barba a tutti gli abitanti del villaggio eccetto a quelli che se la fanno da soli. Chi fa la barba al barbiere?”
… niente? Non ne uscite?
Ecco il paradosso:
1- il barbiere non può farsi la barba da sé, perché la fa solo a quelli che non se la fanno da soli
2- il barbiere non può farsi fare la barba da un altro, perché solo lui svolge il compito nel villaggio
Non avendo mai posseduto grandi capacità logico-matematiche, io lo risolverei suggerendo al barbiere di lasciarsi crescere la barba … così da piacere alla maggior parte delle donne del villaggio, per la barba di Merlino!
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