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Parole agricole

Crisi agrumaria: caricatura da Il Pasquino, 1897 elaborazione ©FototecaGilardi

Nella nostra lingua moltissime parole di uso comune affondano le loro radici nel mondo agricolo e naturale, sebbene con il tempo si siano allontanate via via dal significato originario. È il caso, ad esempio, di un termine che ci siamo stancati di udire e di pronunciare: CRISI. Questa parola deriva dal verbo greco krìno, cioè separare, scegliere e allude ad una scelta particolare: si riferisce infatti al momento della trebbiatura e al vaglio dei cereali. Da qui la parola crisi è passata ad indicare l’atto di discernere in senso lato, giudicare, valutare per poi assumere nell’uso comune un’accezione negativa indicando un peggioramento di situazione, forse in riferimento all’importanza (anche economica) che assumeva nelle vite dei contadini la capacità di operare una buona cernita del grano.
Altro termine curiosamente nato “in campagna” è DELIRIO, dal latino de (indicante allontanamento) + lira (solco del terreno), che fa subito pensare all’aratura. In origine delirare significava infatti “uscire dal seminato” in senso letterale, ma col tempo il “deragliamento” è diventato mentale e non più fisico.
Dalle zolle deriviamo anche l’aggettivo UMILE (da humus= terra, appunto) per indicare una persona semplice, che non si innalza troppo dal livello più basso, ma da questa posizione “privilegiata” possiamo comprendere anche come il LETAME sia gioia per la natura, poiché il termine deriva dalla parola latina laetus  cioè fertile e per estensione anche felice (laetamen = “ciò che rende fertile”).
Sembra strano, ma passeggiando per i prati saremmo tentati di comporre un’ANTOLOGIA, che per noi è un volume di brani letterari, ma nasce come raccolta di fiori (dal greco ànthos= fiore + lego=raccolgo), stando sempre attenti a non subire l’ASSILLO … o meglio l’asilum … insomma, il tafano che si aggira nervoso intorno al nostro LIBRO. Eh sì, anche la parola libro scoviamo nel bosco, infatti il latino liber indica la corteccia usata anticamente per scrivere, col tempo passata ad indicare genericamente tutti i volumi stampati.
E se incontrassimo il RAMPOLLO del nostro RIVALE, dovremmo capire che si tratta del giovane getto di una pianta (dal latino rami pullus= pollone del ramo) appartenente all’odiato vicino di casa con cui dobbiamo spartire la proprietà del ruscello per irrigare i campi (rivale significa proprio questo e deriva da rivus= ruscello). E sempre di corsi d’acqua parla anche l’aggettivo ESAGERATO (dal latino ex = fuori da + agger = argine) cioè letteralmente, fuori dall’argine, oltre il limite, eccessivo.

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