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Parasole o parapioggia?

Fotografia di Ando Gilardi #andogilardi

L’ombrello iniziò ad essere usato come parapioggia solo tre secoli fa. Di origine orientale, inizialmente era stato infatti inventato come riparo dal sole e come segno di distinzione e nobiltà. Già presente nel XII secolo a.C. in Cina, in Giappone, in Persia e in Egitto, faceva parte delle insegne dell’Imperatore del Celeste impero e caratterizzava la divisa dei Ninja; allo stesso modo in Persia ed Egitto il suo utilizzo era

rigorosamente riservato a nobili e sovrani, i quali non toccavano l’ombrello con le mani, ma erano in questo serviti da dignitari di palazzo.
D’altronde nell’antico Egitto era la stessa Dea Nut a simboleggiare il “riparo” della terra, proprio formando una cupola ad ombrello sopra di essa: la funzione dell’ombrello era pertanto sacra, forse perché la potenza del Disco Solare non poteva essere offesa nascondendosi alla sua vista, privilegio concesso solo al dio in terra, cioè al faraone.
La valenza sacra dell’ombrello nelle cerimonie religiose è testimoniata da tracce evidenti. Nell’antica Grecia l’ombrello era impiegato per riparare le statue divine: durante le Panatenaiche, dietro alle canefore (portatrici di cesti di doni), camminavano le figlie degli stranieri di Atene che, in qualità di serve, reggevano l’ombrello per proteggere il peplo sacro della dea Atena, che sfilava per la città; analogamente nell’antica Roma nel corso dei Baccanali, una sacerdotessa (baccante) teneva un ombrello sospeso sul capo di Dioniso, una statua portata in processione prima della cerimonia orgiastica. Tuttavia già allora le nobildonne romane facevano anche un uso più prosaico dell’ombrello: quando nell’arena non era possibile stendere una tenda per fare ombra agli spettatori, le signore assistevano ai giochi riparandosi sotto ombrellini di seta decorati da perle e conchiglie.
Il simbolismo fallico connesso alla forma dell’ombrello (evidenziata da Freud), lo collega anche all’idea di potere, tanto che due ombrelli, l’uno aperto e l’altro chiuso, costituivano l’emblema dei due poteri della Chiesa: spirituale e temporale.
Il doge di Venezia nel 1176 dovette infatti chiedere il permesso al Papa per apparire in pubblico con il preziosissimo oggetto, simbolo di una dignità che poteva offendere le più alte cariche.
Caterina de’Medici, come già accaduto in campo culinario e nell’abbigliamento, fu la vera responsabile dell’introduzione degli ombrellini alla corte francese, ma la loro diffusione (sempre rigorosamente volta a proteggersi dal sole e conservare un incarnato pallido) la vediamo nel corso del Settecento. Solo verso la fine del secolo inizia a fungere anche da parapioggia, sostituendo finalmente mantelli e cappucci, unici ripari al maltempo fin dal Medioevo.

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