Anch’io sono un pittore.
Questo affermava il poeta Guillaume Apollinaire alludendo alle straordinarie potenzialità plastiche e figurative del segno grafico e della parola scritta. Siamo nel 1918 e il trentottenne Apollinaire, che morirà nel corso di quest’anno, esce con la raccolta di poesie “Calligrammi”, riprendendo una tradizione risalente al greco Callimaco e contaminandola con le più moderne proposte degli avanguardisti, dei futuristi, del surrealismo e del cubismo. Il calligramma, evoluzione dell’acrostico ( in cui le lettere iniziali di ciascun verso formano un nome o una frase di senso compiuto, come il nostro risorgimentale Viva V.E.R.D.I. ), è un componimento poetico costruito in modo che le parole, disposte secondo una logica grafica, formino un’immagine, un disegno che rinvia al contenuto della poesia stessa. Apollinaire, che rifiuta punteggiatura e sintassi prediligendo la parola libera e il flusso di coscienza, sceglie di dipingere attraverso il calligramma, “la via più corta per esprimere un concetto in termini materiali e per costringere l’occhio ad accettare una visione globale della parola scritta”. Nasce dalla sperimentazione di Apollinaire quella che poi sarà la poesia visuale o visiva degli anni Cinquanta e Sessanta, che si evolve nelle contemporanee videopoesia e computer poetry, per non parlare della cosiddetta Ascii Art che, nata per caso utilizzando caratteri alfanumerici per realizzare semplici disegni, si è trasformata in una vera e propria arte che ricorda da vicino il calligramma.
Ma è nel mondo della pubblicità che si esprime da sempre, in modo fluido e magistrale, la virtuosità plastica della parola scritta: qui testo ed immagine sono indissolubilmente legati, l’immagine suggerendo nuove chiavi d’interpretazione della parola, la parola rendendo più leggibile l’immagine. Molte campagne pubblicitarie, dagli anni Cinquanta, ad oggi si sono ispirate ai Calligrammi di Apollinaire per catturare l’occhio e far arrivare un messaggio nel modo più diretto e veloce possibile, e ancora oggi molti artisti continuano a dipingere con le parole, abbattendo il confine tra segno grafico e significato.
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