In epoca medievale, esisteva un particolare tipo di bestiario dedicato esclusivamente agli uccelli, chiamato aviario. Come accadeva per i normali bestiari, questi compendi di creature del mondo naturale non avevano un taglio che oggi definiremmo scientifico, ma accostavano, alla sommaria descrizione fisica dell’animale, delle caratteristiche fantasiose e delle qualità o facoltà speciali. Nel caso degli aviari, curiosa è l’associazione a simboli religiosi, probabilmente retaggio dell’antica arte aviomantica, che ricavava pronostici dal volo degli uccelli.
La bianca Colomba, ancora oggi simbolo di pace e manifestazione fisica dello Spirito Santo, faceva anche allora da contraltare al nero Corvo, simbolo di malaugurio, ma spesso per uno stesso animale si avevano accostamenti simbolici duplici. L’elegante Cigno, ad esempio, in positivo rappresentava Cristo nella sua qualità di salvatore delle anime, ma nel suo risvolto negativo diventava segno di orgoglio e ipocrisia.
Così il Gallo, annunciatore di luce, associato alla regalità, all’intelligenza e simbolo dei predicatori, nella sua accezione negativa diveniva simbolo di lussuria.
Totalmente negativo l’Upupa, protettore dei malfattori e dei peccatori irriducibili; totalmente positivi il Passero, simbolo di umiltà, e la Chioccia, emblema dell’amore materno, così come la Cicogna era simbolo dell’amore filiale.
La Gazza, lungi dall’essere ladra, era invece l’uccello associato all’eloquenza, così come l’Usignolo che con il suo canto armonioso evocava il Verbo divino; mentre l’Oca, lungi dall’essere stupida, veniva accostata alla capacità di rinunciare a pettegolezzi e calunnie. La stupidità era invece propria dello Struzzo, che noi oggi usiamo invece come simbolo di coloro che non vogliono guardare in faccia la realtà. I magnifici Pavoni, che ora spesso sono accostati alla vanità, erano invece considerati gli uccelli della rinascita e della vita eterna.
Infine è semplice immaginare come venisse facile agli antichi l’associazione della forza cavalleresca alla maestosa Aquila, o dell’amore coniugale alle Tortore, ancora oggi rappresentate sempre in coppia, sugli inviti di nozze.
© riproduzione riservata