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L’uovo, mamma!

Da molte settimane siamo circondati da centinaia di uova di cioccolata in confezioni coloratissime che promettono doni divertenti o preziosi e decantano le qualità di ogni tipo di cacao. Storditi dal tripudio consumistico non ci chiediamo più perché, a Pasqua, compriamo uova di cioccolata, cuciniamo e coloriamo uova sode e ci disputiamo con uno sconosciuto l’ultima confezione di graziosi ovetti di quaglia. L’uovo è uno dei più antichi simboli della vita, della rinascita e della resurrezione, accomuna tutte le religioni e appare in tutti i riti celebranti il ritorno della primavera. E’ una cellula osservabile ad occhio nudo, è la culla della vita anche agli occhi di un uomo primitivo poiché contiene “in potenza” l’essere vivente e il suo nucleo ricorda il Sole. La stessa etimologia della parola “uovo” ci parla di nascita, poiché è strettamente connessa al termine che nell’antica Mesopotamia, indicava l‘utero femminile. Innumerevoli miti spiegano la nascita dell’universo attraverso l’immagine di un Uovo Cosmico. Troviamo questo archetipo presso gli Assiri, i Sumeri, i Babilonesi, gli Egizi, i Cretesi, gli antichi Greci, gli Indù, ma anche in Cina (con Pan Gu, che rompe l’uovo cosmico separando Cielo e Terra), in Giappone, tra le antiche popolazioni celtiche, in Polinesia, in Finlandia, in Venezuela. L’Uovo Cosmico viene descritto in quasi tutte le religioni come immerso nell’oscurità e nel Caos, o deposto da una Dea associata alla notte e al Caos primigenio, e fecondato dal vento o dal soffio di un Dio, il principio maschile, che a volte assume la forma di serpente o drago. Anche la moderna teoria del Big Bang che descrive l’Universo come un agglomerato denso e ovoidale che, dopo un’iniziale esplosione, continua ad espandersi, non si discosta molto dalle cosmogonie primitive. L’Uovo è pertanto simbolo della creazione e rappresenta la rigenerazione della vita, così possiamo comprendere come l’uovo pasquale sia stato scelto anche dai cristiani tra i simboli della Resurrezione di Cristo. I primi cristiani raffiguravano un pulcino nell’atto di uscire dall’uovo come metafora della Resurrezione e, nelle tombe dei martiri, ponevano forme ovoidali per alludere alla rinascita dopo la morte. Anche gli Etruschi, nelle scene tombali di banchetto, raffiguravano i commensali mentre tengono in mano un uovo e ponevano nei sepolcri le cosiddette Pietre Ovali, metafora della rigenerazione del defunto. La Fenice, simbolo di immortalità già nell’Antico Egitto, alla fine della sua vita brucia e rinasce da un uovo generato dalle sue stesse ceneri e fecondato dal Sole.
I primi a scambiarsi uova di gallina all’inizio della primavera sembra siano stati i Persiani, mentre in Europa l’uso di scambiarsi uova in dono nel periodo pasquale risale al Medioevo: le uova deposte durante la Quaresima, che non potevano essere mangiate, a Quaresima conclusa dovevano per forza essere smaltite rapidamente. Venivano così benedette in chiesa e poi donate, rassodate, ad amici e parenti come augurio di prosperità. Successivamente, per ovviare al problema della deperibilità, subentrò l’uso di fabbricarne in vari materiali: metallo, stoffa, legno, ceramica, e poco dopo venne l’idea di inserirvi una sorpresa: il primo uovo con sorpresa pare sia stato regalato a Francesco I di Francia ai primi del 1500. Così, quando a Pasqua vedremo i nostri bambini aprire entusiasti le uova di cioccolata, auguriamo loro che questo inconsapevole atto arcaico di “creazione” porti alla nascita di un nuovo Universo o, meglio, alla Rinascita di questa nostra Terra.

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