L’invenzione del primo spazzolino da denti è attribuita ad un certo William Addis, un londinese che spese bene il tempo passato in galera.
È il 1770. Addis, arrestato per aver partecipato ad una sommossa è chiuso in cella, con molto tempo a disposizione. Osserva ozioso lo spazzolone per pavimenti che l’addetto alle pulizie sta passando nei corridoi ed ha un’illuminazione: perché non crearne uno in miniatura per pulirsi i denti? Anziché usare una pezza, sarebbe stato comodo cospargere sale e cenere (il dentifricio dell’epoca) su una piccola spazzola a misura di bocca. Ma come avrebbe potuto realizzarlo in una cella di prigione? L’ingegnoso Addis usò come base un osso avanzato dal pasto, fece alcuni piccoli buchi ad un’estremità, chiese ad un secondino delle setole di origine suina e le fissò al rudimentale manico: era appena nato lo spazzolino da denti.
Uscito di prigione Addis decise di perfezionare questa invenzione e, nel giro di un decennio, iniziò a produrre e vendere i suoi spazzolini. Non depositò mai il brevetto, ma divenne molto ricco e lasciò l’azienda al figlio.
Il brevetto del primo spazzolino appartiene invece ad un medico americano di nome Wadsworth che si attribuì questa invenzione nel 1857. Ma se proprio dobbiamo essere onesti, ci tocca ammettere che le prime tracce di strumenti simili ci portano come al solito in Cina: un celebre maestro zen giapponese, Eihei Dōgen, nel 1223 racconta di aver visto alcuni monaci cinesi pulirsi i denti con uno spazzolino simile ad un pennello, con peli di coda di cavallo attaccati ad un bastoncino in osso di bue.
In ogni caso, che lo spazzolino da denti sia cinese, americano o inglese, che il nostro sorriso sia libero o nascosto da una mascherina, il suo indissolubile “matrimonio” con la pasta dentifricia è stata una delle più gradite conquiste nel campo dell’igiene… e delle relazioni sociali.
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