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Le memorie di Giorgio Vasari

Giorgio Vasari, Illustrazione colorizzata su base xilografica del XVI secolo - elaborazione ©Fototeca Gilardi

Il 30 luglio 1511 nasceva ad Arezzo Giorgio Vasari, architetto, pittore e storiografo rinascimentale celebre non tanto per i suoi dipinti (che l’amico Michelangelo giudicava troppo frettolosi e privi di anima), quanto per un’eccezionale opera letteraria, fedele affresco del mondo dell’arte italiana. L’immensa opera vasariana, da considerare il primo reale tentativo di critica d’arte, si intitola “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori da Cimabue insino ai tempi nostri” ed è composta da una serie di biografie dei più celebri artisti italiani, vissuti tra il Trecento e Cinquecento. La prima edizione del 1550 venne dedicata al granduca Cosimo I de’ Medici, protettore del Vasari, e includeva un prezioso trattato sui metodi tecnici impiegati nelle varie arti. Riscritta e arricchita nel 1568, venne completata con l’aggiunta di xilografie (a volte molto fantasiose) con i ritratti degli artisti citati nel volume.
Uomo generoso, ma decisamente parziale, in molti casi dobbiamo a Vasari l’alta fama di alcuni artisti e i pregiudizi su altri. Sarebbe però impossibile dargli torto quando scrive: «Grandissimi doni si veggono piovere da gli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente; e sopra naturali talvolta strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtú, in una maniera che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gli altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio, e non acquistata per arte umana. Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci
Comprendendo che il temperamento e la vita dell’uomo non può che influenzare profondamente le opere dell’artista, fa derivare la “timidità” e la “natura dimessa” delle opere di Andrea del Sarto da vicende biografiche del pittore, o le espressioni spaventate dei personaggi di Parri Spinelli, al fatto che l’artista una volta fosse stato vittima di un’aggressione. Sempre con la stessa logica, spiega che le figure dall’espressione rabbuiata e dispettosa dipinte da Andrea del Castagno non possono che essere coerenti con la sua personalità rozza e selvaggia, mentre si spinge a giudizi non proprio lusinghieri nei confronti di Mariotto Albertinelli (rimasto “orfano” del suo partner artistico Fra’ Bartolomeo), descrivendolo come «persona inquietissima e carnale nelle cose d’amore e di buon tempo nelle cose del vivere; per che, venendogli in odio le sofisticherie e gli stillamenti di cervello della pittura, et essendo spesso dalle lingue de’ pittori morso, come è continua usanza in loro, e per eredità mantenuta, si risolvette darsi a più bassa e meno faticosa e più allegra arte; et aperto una bellissima osteria fuor della porta San Gallo et al ponte Vecchio al Drago una taverna et osteria fece quella molti mesi, dicendo che aveva presa un’arte la quale era senza muscoli, scorti, prospettive e, quel ch’importa più, senza biasmo, e che quella che aveva lasciata era contraria a questa; perché imitava la carne et il sangue, e questa faceva il sangue e la carne, e che quivi ogn’ora si sentiva, avendo buon vino, lodare, et a quella ogni giorno si sentiva biasimare.»
È da queste testimonianze del Vasari , oltre che da molti carteggi che lo storiografo scambiò con grandi artisti e personaggi importanti suoi contemporanei, che il regista Luca Verdone ha appena tratto un docu-film di grande valore artistico e storico intitolato “Le memorie di Giorgio Vasari, presentato a fine aprile al Bif&st – Bari International Film Festival ed uscito nelle sale a fine giugno. Un’occasione per fare un tuffo nell’arte rinascimentale, fiore all’occhiello dell’immagine italiana nel mondo.

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