L’arsenico, conosciuto e utilizzato fin dai tempi antichi a scopo curativo e cosmetico, deve il suo nome alla parola persiana zarnik che indica il pigmento giallo, poi divenuta arsenikon in lingua greca.
Elemento chimico considerato un metalloide, fu per lungo tempo il veleno perfetto per gli omicidi, finché gli scienziati non riuscirono ad identificarlo nei tessuti umani. Oggi è usato come pesticida, ma se ne trovano spesso tracce in alimenti, cosmetici e acque potabili.
I fumenti di arsenico nell’antichità venivano utilizzati per curare le malattie dell’apparato respiratorio: già Plinio il vecchio racconta del loro uso nell’antica Roma come rimedio per i sofferenti di asma. Impiegato come protezione dalle pestilenze medioevali, in età vittoriana, l’arsenico veniva addirittura aggiunto al tabacco fumato dagli asmatici ed era utilizzato come cosmetico, per migliorare la carnagione e l’aspetto del volto (il cosiddetto “pallore da arsenico”).
All’epoca era presente in ogni sorta di merce, dalle candele, alle tappezzerie, agli abiti, agli arredi. Ce n’era un barattolo in ogni casa: usato come veleno per topi, si poteva acquistare in un qualsiasi negozio di alimentari. Polvere bianca insapore e inodore, è stato spesso scambiato per farina o lievito in polvere, con risultati fatali.
Nel 1786 era stato formulato un composto di sale di arsenico e potassio, chiamato Soluzione di Fowler, ampiamente prescritto per qualsiasi cosa, dai reumatismi alla sifilide, che fu considerato per 150 anni un farmaco miracoloso, per poi scoprire che provocava cirrosi epatica, ipertensione e cancro, senza parlare ovviamente di avvelenamento.
Eppure il nostro corpo ne contiene in natura ben 10 milligrammi. Serve infatti a stimolare, fra l’altro, la produzione di emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che trasporta ossigeno in tutti i tessuti.
Grazie alle sue proprietà venefiche, l’arsenico fu protagonista di molte lotte di potere, soprattutto in epoca rinascimentale, quando divenne sovente la soluzione preferita per sgomberare il campo dagli avversari politici. È rimasta famosa la cosiddetta “cantarella” dei Borgia, prodotta mescolando urina essiccata e arsenico.
La leggenda racconta che anche Rasputin fu avvelenato con l’arsenico, restandone immune. Mentre la povera Madame Bovary, protagonista dell’omonimo romanzo di Flaubert, scelse di darsi la morte proprio con questa sostanza.
Il successo dell’arsenico come “arma del delitto” si deve anche al fatto che è piuttosto difficile da diagnosticare, molti dei sintomi possono appartenere a patologie più comuni e la loro manifestazione dipende dalle quantità, dai modi e dalla durata dell’esposizione al veleno.
Niente di più ispiratore per una mente come quella di Agatha Christie che, lavorando durante la prima guerra mondiale presso il dispensario di un ospedale, apprese tutti i segreti di veleni e farmaci e colpita dalle caratteristiche dell’arsenico, mise mano al suo primissimo romanzo giallo ”The Mysterious Affair at Styles”.
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