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L’alloro e l’ombelico del mondo

La fanciulla con il capo ornato da una corona di alloro, cammina lentamente verso l’antro masticando foglie della pianta sacra ad Apollo, si sofferma alla fonte divinatoria poi raggiunge il punto più sacro della grotta dove si trova l’omphalos, l’ombelico della Terra. Dalla profonda fenditura nella roccia salgono vapori dal potere inebriante; dai bracieri si alzano volute di fumo profumato: la Pizia si siede sul tripode e raggiunta l’estasi inizia a parlare con la voce del dio.
… e noi che pensavamo di usarlo per l’arrosto: a ben altro era destinato l’alloro nell’antichità!
Pianta diffusa in tutto il mediterraneo, lascia tracce inconfondibili nei ritratti di poeti, atleti, imperatori ed eroi in segno di gloria e di massima onorificenza. Testimonianza di questa simbologia del Laurus nobilis L. la troviamo ancora oggi nei termini laurea e laureato. L’alloro ha un grande spazio nella tradizione popolare. In Liguria, ad esempio, ancora oggi si celebra il “Confuoco”, una cerimonia di origine medievale: nella domenica che precedeva il Natale, i contadini portavano al Podestà inviato da Genova, un carro con l'”omaggio”di capponi, melograni e altri prodotti della terra. Da parte sua il Podestà giurava di governare con giustizia e la cerimonia si concludeva accendendo un grosso ceppo di alloro, sulla pubblica piazza, e da come si sviluppavano le faville si traevano gli auspici per tutto l’anno, come secoli prima avveniva nell’antro dell’oracolo delfico.
Pianta sacra ad Apollo e a suo figlio Esculapio, l’alloro, sia per i Greci che per i Romani è legato ad un celebre mito. Si dice che Apollo, a causa di una vendetta da parte di Eros, si innamorò perdutamente di Dafne, bellissima ninfa che lo fuggiva terrorizzata al punto di invocare l’intervento di Zeus. Ovidio così scrive nelle Metamorfosi: “Ha appena finito di pronunciare queste parole che un pesante torpore le invade le membra: il morbido petto è racchiuso in una sottile corteccia; i capelli si allungano fino a diventare fronde, le braccia rami; i suoi piedi, prima così veloci, sono inceppati da inerti radici; il viso diviene la cima dell’albero. Solo il suo splendore le resta. Ma anche così Febo (Apollo) l’ama e ponendo la mano sul tronco sente battere ancora il suo cuore sotto la corteccia appena spuntata, stringendo fra le braccia i rami come se fossero membra dell’amata, copre di baci la pianta. La pianta tuttavia cerca di evitare quei baci. Allora il dio così parla: “Poiché non puoi essere la mia consorte, ebbene sarai il mio albero. La mia chioma, la mia cetra, la mia faretra saranno sempre inghirlandate di te, o alloro!”
La consacrazione dell’alloro al dio della medicina Esculapio, invece si deve alle numerose proprietà della pianta: già Ippocrate lo utilizzava per alleviare i dolori del parto e come rimedio contro la sciatica; in seguito fu impiegato contro la scabbia, l’alopecia, i reumatismi e la gotta e addirittura come cura per la peste. Le foglie tengono lontane le tarme dagli armadi e preservano i libri e le pergamene, ma è in cucina che trionfano inoltre possono essere usate anche per preparare un meraviglioso liquore: il Laurino (che alcuni fanno anche con le bacche, di alloro o di lauro ceraso). Dai frutti, invece, si ricava un potente unguento antiparassitario, dalle bacche bollite un pediluvio antistress, dalle bacche pestate un efficace rimedio per le contusioni. L’alloro ha inoltre proprietà antipiretiche, è utile per guarire le distorsioni e curativo per il sistema nervoso. Vero toccasana per lo stomaco, favorisce la digestione, calma dolori e bruciori e protegge le mucose. Ha qualità terapeutiche eccezionali: alle persone anziane si consiglia di inspirare il suo aroma, perché li aiuta a rinvigorirsi.
Con l’olio di alloro unito all’olio di oliva, da millenni in Siria si produce un sapone dalle antichissime origini, chiamato Sapone d’Aleppo, molto apprezzato per la cura naturale del corpo e ispiratore di tutti i saponi “duri” oggi conosciuti, come il sapone di Marsiglia.

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