(una foto al giorno leva l’ignoranza di torno) a cura di Lost Dream Editions
Nel suo romanzo “Il cammello e la corda” ( Sellerio 2006), Domenico Seminerio immagina che un parroco, in Sicilia, durante una partita di caccia, trovi, in una grotta sepolta dalla vegetazione, delle statue pagane che ornavano il giardino di un ricco romano. È l’inizio di una interessante storia di intolleranza religiosa e di iconoclastia: l’odio nei confronti delle religioni pagane e le immagini che ne visualizzavano le divinità, due costanti dei cristiani quando, alla fine del quarto secolo, la loro religione sarà eletta dall’imperatore Teodosio a religione dello stato.
Se tante immagini pagane non ci sono pervenute è perché sono state distrutte dai cristiani. Un esempio fra i tanti: sulla parete di fondo della grotta che ornava la villa dell’imperatore Tiberio a Sperlonga, gli architetti avevano progettato che dal bordo della piscina emergesse un grande gruppo marmoreo, realizzato dagli stessi artisti che avevano scolpito il “Laocoonte”, raffigurante i compagni di Odisseo aggrediti dai tentacoli di Scilla. L’opera è stata ritrovata distrutta, fatta a pezzi sparsi nella grotta, dove sono state trovate lucerne con simboli cristiani e sulle cui pareti erano state graffite croci.
Anche la statua ritrovata qualche anno fa a Marsala è stata vittima dell’iconoclastia cristiana: raffigurava Venere, la dea pagana dispensatrice delle gioie dell’amore ripudiate dai cristiani perché inconciliabili con il loro disprezzo della vita terrena. Oggi, dopo avere perso i referendum sul divorzio e sull’aborto, l’oscurantismo dei seguaci della religione dell’amore universale si accanisce contro l’eutanasia e la ricerca sulle staminali. Riguardo all’eutanasia, ho già evidenziato in altri post le pietose contraddizioni della politica dei cristiani. In merito alla ricerca sulla rigenerazione di tessuti e, domani, di organi, non si può che dar loro ragione: gli orizzonti che la scienza fa intravedere assomigliano un po’ troppo, e in modo un po’ troppo preoccupante, ad un atto “creativo”, a un “miracolo”, fino ad ora compiuto una volta sola dalla Madonna del Pilar che a Saragozza, verso la metà del XVII secolo, aveva fatto rinascere la gamba perduta da Miguel Juan Pellicer sotto la ruota di un carro.
Nell’immagine:
Il ritrovamento della “Venere di Marsala”, mutilata dai cristiani. La statua, datata alla seconda metà del II secolo, oggi conservata a Marsala nel Museo Archeologico Regionale Baglio Anselmi, è stata rinvenuta il 14 gennaio 2005 nel corso degli scavi effettuati sotto la direzione dell’archeologa Rossella Giglio nell’area adiacente alla chiesa di San Giovanni Battista al Boeo.