È passato quasi un secolo dalla costruzione della prima autostrada italiana e sembra che lo spirito dei tempi sia decisamente cambiato.
Pensata per collegare nel modo più agevole e veloce due località, le autostrade vennero pensate come strade dedicate esclusivamente a veicoli a motore, precisazione non scontata visto che la Milano-Laghi (prima vera autostrada a pedaggio del mondo) venne progettata nel 1922, quando in Italia avevamo soltanto un auto ogni mille abitanti, mentre una vecchia legge ancora proibiva la costruzione di una strada importante tra città già unite dalla ferrovia.
Nata dall’iniziativa di Pietro Puricelli (celebre per aver costruito l’Autodromo di Monza in soli cento giorni e per aver attivato il primo corso di Ingegneria Stradale al Politecnico di Milano) la Milano-Laghi doveva diventare, nei progetti dell’ingegnere lombardo, il mezzo per creare nel nostro paese una coscienza stradale. Era necessario, a suo dire, migliorare la situazione stradale per produrre positive ricadute economiche sul resto del paese, grazie alla conseguente diffusione capillare dell’automobile, ad un incremento degli scambi commerciali e del turismo; inoltre i cantieri autostradali avrebbero potuto creare molta occupazione e, in ultima analisi, avrebbero reso globalmente più economici gli spostamenti, oltre a creare una rete stradale efficace e sicura. Chiaramente la neonata autostrada avrebbe dovuto possedere tutte le caratteristiche strutturali ed economiche per mantenersi da se’ attraverso il pagamento di un pedaggio da parte degli automobilisti che necessitavano di un percorso particolarmente veloce, proprio come accadeva con la rete ferroviaria, ma con il vantaggio di utilizzare il proprio veicolo su una rete statale “ad alta velocità”.
Il progetto di Puricelli aveva ben precisi presupposti (che portarono a migliaia di espropri): l’esclusione di qualsiasi forma di traffico non a motore, nessun passaggio livello, pochissime curve, carreggiate larghe con sottofondo di ghiaia e calcestruzzo, chiari ed evidenti segnali stradali, stazioni di servizio, pronto soccorso, telefoni, infine la presenza di casette cantoniere per il rifornimento e l’assistenza ai viaggiatori: il cantoniere era addetto alla distribuzione dei biglietti, mentre un ispettore in motocicletta svolgeva un servizio di sorveglianza e soccorso. L’autostrada era aperta solo dalle sei del mattino a mezzanotte.
Inizialmente sostenuta da capitali privati, ma con il marchio di opera “di pubblica utilità” vide inaugurarsi il primo tratto tra Milano e Varese nel 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
Ben presto gli Enti pubblici e lo Stato entrano come finanziatori e garanti economici della costruzione della Milano-Laghi fino ad assumere totalmente su di sé, nel 1932, la realizzazione del tratto Genova-Serravalle Scrivia e tutte le successive opere viarie: in soli 8 anni Puricelli aveva realizzato 450 chilometri di autostrade e anche il suo sogno di una rete autostradale europea si sarebbe concretizzato di lì a poco.
© riproduzione riservata