Il primo fu Wolfgang Goethe. Il celebre scrittore tedesco, autore del Faust e appassionato di astrologia, decise di celebrare i suoi 53 anni con la prima festa di compleanno “moderna” di cui si hanno notizie.
Tema ricorrente nelle sue opere, l’anniversario di nascita diventa argomento letterario riflettendo il profondo mutamento sociale in atto all’epoca: la sensibilità popolare sta andando verso una percezione del tempo lineare e individuale, a scapito del tempo ciclico/annuale dettato fino ad allora dalle feste religiose, che concedevano spazio all’individuo solo in quanto portatore del nome di un Santo, o festeggiando come vera nascita il giorno del battesimo.
Che Goethe avesse un particolare interesse per la propria data di nascita si deduce anche dall’esordio della sua autobiografia, composta nel 1811, che inizia dicendo: “Venni al mondo a Francoforte sul Meno, il 28 Agosto 1749, al dodicesimo tocco di mezzogiorno. La costellazione era propizia, il Sole si trovava nel segno della Vergine, Giove e Venere erano in buon aspetto col Sole. Mercurio non era sfavorevole, Saturno e Marte neutri.
Solamente la Luna, piena quel giorno, esercitava la propria forza di riverbero, tanto più potente giacché la sua ora planetaria era iniziata. Si oppose dunque alla mia nascita fino a che questa ora non fu trascorsa.
Questi buoni aspetti, molto apprezzati in seguito dagli astrologi, rappresentavano senza dubbio il motivo per il quale sono rimasto in vita. Infatti, per l’inettitudine dell’ostetrica, pensavano che fossi morto venendo al mondo e fu solo dopo molti sforzi che vidi la luce “
Insomma, con una tale nascita si può supporre che ci tenesse a festeggiare la sua “sopravvivenza” con una celebrazione che nell’antichità era dedicata solo ai sovrani. I primi a seguire tale usanza furono infatti gli antichi Egizi, che onoravano annualmente il giorno di nascita del faraone preparando per lui un banchetto durante il quale era concesso liberare un prigioniero, ma lo stesso accadeva nella Cina del Gran Khan Kublai dove i sudditi, come racconta Marco Polo, avevano la bizzarra abitudine di festeggiare con banchetti, doni e luminarie il compleanno dell’imperatore.
Nella civiltà greco-romana gli anniversari consistevano essenzialmente in riti religiosi che commemoravano la nascita delle divinità maggiori, come la festa del Dies Natalis Solis Invicti (dedicata alla nascita del Sole, istituita da Aureliano e origine del nostro Natale) o la fondazione di città, come il Dies Natalis Romae ( 21 aprile) giorno di fondazione dell’Urbe.
Ma anche l’origine della torta di compleanno si deve a Goethe il quale, il 28 agosto del 1802, nel corso della festa per la sua nascita, stupì gli ospiti servendo un dolce decorato con cinquantatré candeline accese.
L’ispirazione viene da lontano, dai riti con i quali gli antichi Greci il sesto giorno di ogni mese rendevano omaggio alla dea lunare Artemide, impastando farina e miele per realizzare dolci tondi e bianchi che richiamassero la forma ed il colore dell’astro notturno, e per simularne lo splendore li decoravano con candele. Quindi all’origine delle nostre torte di compleanno troviamo proprio quella Luna piena che Goethe ricorda ostile alla sua nascita e che, forse, decise di esorcizzare con un soffio potente sulle candeline, dando inizio a una moda viva ancora oggi.
L’ispirazione viene da lontano, dai riti con i quali gli antichi Greci il sesto giorno di ogni mese rendevano omaggio alla dea lunare Artemide, impastando farina e miele per realizzare dolci tondi e bianchi che richiamassero la forma ed il colore dell’astro notturno, e per simularne lo splendore li decoravano con candele. Quindi all’origine delle nostre torte di compleanno troviamo proprio quella Luna piena che Goethe ricorda ostile alla sua nascita e che, forse, decise di esorcizzare con un soffio potente sulle candeline, dando inizio a una moda viva ancora oggi.
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