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La clava e la madonnina pop

Anna Frank

Come ignorare che il volto di una bambina,  che da mezzo secolo rappresenta lo straziante simbolo dello sterminio nazista, sia finito su tutti i giornali per l’ennesimo episodio di antisemitismo da stadio?
Disgusta parlarne in questi termini.
Pare che da qualche anno le due squadre di calcio della Capitale facciano a gara nell’insultare gli avversari dando loro, tra le altre cose, degli ebrei. Una cosa senza senso per la maggior parte di noi, per cui le parole “ebreo”, “mussulmano”, “cattolico”, “indù”, “buddista” sono solo indicatori di una legittima scelta religiosa.
È stata beccata la Lazio per il suo fotomontaggio di Anna Frank con la maglia romanista, ma poteva capitare anche alla Roma, che ora si ammanta di virtù e si fa forte dell’immaginetta della piccola Anna con la maglia giallorossa, come un’icona dissacrata, come una Gioconda coi baffi.
Purtroppo però qui non si tratta di provocazioni artistiche.
Si tratta del riemergere bieco e ignorante di un antisemitismo 2.0, totalmente svincolato dalla storia e dalla memoria. Un antisemitismo, messo in mano al gorilla di turno come una clava. Eccoti l’arma, facci quello che vuoi.
Sinceramente, non ce ne possiamo stupire.
Da troppo tempo si assiste allo sdoganamento del nazifascismo nell’indifferenza generale. Difficile dire come sia iniziato questo processo, ma un bel contributo lo ha dato il silenzio, come sempre. Il silenzio accompagnato da un becero revisionismo storico, ma anche dal costante scadere dell’istruzione pubblica e da una corsa alle idiozie semplificanti.
Risultato? Molti non hanno più idea di cosa sia stata la Shoah e, travolti da un’informazione infarcita di bufale e di complottismo, arrivano a negarne l’esistenza. Quando non la negano, i loro neuroni con un immane sforzo, riescono a elaborare un pensiero primitivo: se sono stati sterminati probabilmente erano colpevoli di qualcosa.
Di fronte a questa aberrazione logica, oltre che etica e storica noi, che invece ricordiamo, sappiamo e siamo inorriditi, come decidiamo di agire?
Replicando l’immagine della piccola, coraggiosa, innocente, vitale, sfortunata Anna Frank come se fosse una bidimensionale icona pop, con addosso le varie maglie delle altre squadre di calcio, e l’ormai penoso (e irritante) “je suis”.
A questo punto c’è da chiedersi solo come può la clava messa in mano al gorilla, non abbattersi nuovamente sui nostri crani a breve, per nulla intimidita da risposte di questo (troppo lieve) calibro.

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