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L’antefatto della Pasqua

Via Crucis fotografica, formato Margherita XIC secolo - Elaborazione ©Fototeca Gilardi

Prima di celebrare il Trionfo sulla morte, la Pasqua cristiana ricorda l’antefatto della Resurrezione, la cosiddetta Via Crucis, cioè il racconto per immagini della cattura, condanna e morte di Cristo.
Il Venerdì che precede la Pasqua ogni chiesa cristiana prepara una processione che vede i fedeli ripercorrere le tappe che narrano le ultime ore di vita di Gesù, attraverso 14 stazioni, corrispondenti ad altrettante “scene” raffigurate in dipinti sotto i quali via via la processione si ferma a pregare, oppure inscenate per le vie del paese o delle città, con tanto di costumi che rievocano storicamente gli avvenimenti.
Non sappiamo di preciso a quando risalga la tradizione della Via Crucis, anche se alcuni ne attribuiscono l’iniziativa agli ordini monastici, in particolare a quello francescano già avvezzo alle rappresentazioni popolari e autore del primo presepe della storia. Alcuni dicono che nasca dalla visita che Maria, madre di Gesù, volle fare sui luoghi che avevano visto soffrire il figlio, ma per certo sappiamo che in origine la Via Crucis nacque come un vero e proprio pellegrinaggio a Gerusalemme allo scopo di ripercorrere materialmente la strada che portò Gesù sul Golgota. Reperti che risalgono al II secolo dopo Cristo danno testimonianza di un culto nei luoghi della Passione a Gerusalemme, che poi si svilupparono in un vero e proprio percorso a tappe fra tre edifici sacri eretti sulla cima del Golgota chiamati Anastasis (il luogo della resurrezione, cioè la tomba), Martyrium (una versione primitiva di chiesa) e la roccia del Calvario, racchiusi successivamente nella Basilica costantiniana del Santo Sepolcro. Probabilmente era un primo abbozzo di Via Crucis poi arricchitosi con fermate al Palazzo di Erode, al luogo dove Gesù fu condannato a morte, al punto in cui incontrò Simone di Cirene , etc.
Ben presto anche chi non poteva permettersi un costoso pellegrinaggio in Terra Santa ebbe la possibilità di percorrere la Via Crucis grazie all’iniziativa dei francescani che, al ritorno dalla Palestina dove erano custodi dei luoghi sacri, pensarono di raffigurare le tappe del pellegrinaggio attraverso 14 dipinti.
L’esclusiva di questo rituale così emotivamente coinvolgente per la popolazione, rimase nelle mani dei francescani fino al XVIII secolo, quando papa Clemente XII permise a tutte le chiese di istituire la propria Via Crucis concedendo “indulgenze” anche a chi percorresse il pellegrinaggio virtuale interno alla cattedrale, senza recarsi in Palestina.
Le 14 scene della Via crucis sono rimaste sostanzialmente le stesse per molti secoli, con alcune piccole varianti, la più vistosa delle quali riguarda il punto di partenza, la prima Stazione. Ci sono 4 diverse scene iniziali:
– l’addio di Gesù a sua Madre, molto rara e presto abbandonata in quanto non presente nella Bibbia;
– la lavanda dei piedi;
– l’agonia del Getsemani e il tradimento di Giuda;
– la condanna di Gesù nel pretorio di Pilato, la più antica di tutte.

Oggi sono ormai rare le Vie Crucis viventi, ma restano suggestive e spesso impressionanti. Vanno da rievocazioni della Passione sempre più teatrali con decine di figuranti, fino alle cruente sfilate dei flagellanti che non raccontano, ma vivono sulla propria pelle la sofferenza di Cristo, “battendosi” con strumenti vari e procurandosi ferite, ignari di ripetere all’infinito gesti che affondano le radici nei più primitivi culti pre-cristiani.

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