“Si dica pure ciò che si vuole, ma un uomo che festeggia il compleanno soltanto ogni quattro anni non è mai uomo qualunque” scriveva George Christoph Lichtenberg nei “Motivi di consolazione per quegli sfortunati nati il 29 febbraio“. Gioacchino Rossini era uno di questi: nato il 29 febbraio dell’anno bisestile 1792, non se ne era mai fatto un problema, al contrario scherzando soleva ripetere: “in questo modo, non so mai con precisione, se io appartengo ancora al ballo in maschera dell’Ancien regime di febbraio o al marzo della rivoluzione“.
Il 29 febbraio, giorno “fantasma”, ritenuto arbitrariamente fausto o infausto a seconda delle personali inclinazioni di chi lo considera, venne introdotto nel calendario giuliano nel 46 a.C. e adottato in seguito anche nel calendario gregoriano. È un mezzo per compensare lo slittamento delle stagioni. Dato che la Terra impiega 365,2422 giorni per ruotare intorno al sole, ogni quattro anni si accumula un giorno di ritardo.
Come ogni “irregolarità” anche il 29 febbraio attira su di sè fantasie e paure, puntualmente esorcizzate dai soliti americani attraverso un club dedicato ai nati in questo giorno e l’istituzione di un il leap year day, “il giorno del salto”. Il club internazionale dei Leapers nasce 1997 per mettere fine a pregiudizi e discriminazioni (in cima alla lista il fatto di non poter festeggiare regolarmente il proprio compleanno) nei confronti di una minoranza (0.0684%) di cui nessuno sospettava l’esistenza.
Personaggi illustri come papa Paolo III e Balthus appartengono a questo ristretto gruppo di outsiders, a cui uno scrittore, il filosofo Jostein Gaarder, ha attribuito un ruolo speciale nel romanzo “L’enigma del solitario”.
La grande metafora alla base della storia è quella del mazzo di carte e ciascuno dei 53 capitoli è intitolato ad una carta da gioco. Spiega l’autore: “Il gioco del solitario è la vita. I semi riflettono le divisioni della società umana. Le carte sono le persone, che vengono usate in un gioco del quale non sono coscienti. E il “jolly” è il filosofo che conosce il significato della vita e le risposte alle domande sull’esistenza che la gente non si pone.”
Tutto si basa su un presupposto suggestivo: il numero dei simboli di un mazzo corrisponde al numero dei giorni in un anno, così, il giorno in cui siamo nati corrisponderebbe ad una precisa carta del mazzo…
“Ah! Ogni settimana ha la sua carta, e ad ogni stagione corrisponde uno dei quattro semi. Cinquantadue carte fanno cinquantadue settimane. Il tutto fa trecentosessantaquattro giorni.”
“È vero!”
“E c’è dell’altro. La somma di tutti i simboli di ogni seme dà novantuno. L’asso vale uno, il re tredici, la donna dodici, e così di seguito. Diavolo, sì fa proprio novantuno.”
“Novantuno?” ripetei. Non lo seguivo proprio.
“Quanto fa novantuno per quattro?”
“Nove per quattro fa trentasei” io dissi. “Diavolo, certo: trecentosessantaquattro!”
“Esattamente! Tutte e due le volte, però, avanza un giorno!”
“Che sarebbe il giorno del Jolly” spiegai.
Rimase a lungo a fissare gli aranci, poi mormorò: “E tu quando sei nato, Hans Thomas?”
Non capivo dove voleva arrivare. “Il 29 febbraio 1972” risposi.
“Ma in quale giorno cadeva?”
Allora ebbi l’illuminazione: nel giorno di un anno bisestile. Secondo il calendario dell’isola incantata, sarebbe stato il Giorno del Jolly.
© riproduzione riservata