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Intimo esplosivo

17_38_02_agosto_17_BLG__©FototecaGilardi

La storia del costume da bagno femminile potrebbe essere raccontata semplicemente seguendo la progressiva riduzione del tessuto necessario per produrlo. Fu Ortensia di Beauharnais, regina d’Olanda, che nel 1812 sfidò per prima le convenzioni sociali entrando in mare con un abito completo di corsetto e pantaloni sotto la gonna. Ma solo nel 1825 una seconda donna si fece preparare un abito destinato ai bagni in mare: il costume era formato da un vestito di lana lungo fino ai piedi completo di calze e scarpe, guanti, cappello e ombrellino. L’audace dama che indossò per la prima volta questo abito “da bagno” non era altri che Maria Carolina di Berry, moglie di Carlo Ferdinando di Borbone, celebre per avere in antipatia l’etichetta di palazzo e grande appassionata di arte e di stile. Fu lei a lanciare la moda dei soggiorni marini iniziando a frequentare con regolarità luoghi di villeggiatura costieri come Boulogne-sur-mer e Dieppe.
Per decenni il costume da bagno femminile resta un abito poco meno stratificato di un vestito normale, ma a fine Ottocento si assiste al primo deciso taglio nella lunghezza della gonna (che finalmente non tocca più terra) e alla dotazione di speciali scarpe dalla suola forata. Nel frattempo, grazie allo stilista Paul Poiret le donne abbandonano finalmente gli scomodi corsetti e gettano via i rigidi busti, inaugurando un’epoca di maggiore libertà.
Il primo decennio del Novecento segna una svolta nella storia del costume da bagno che inizia a lasciare scoperte le braccia e parte delle gambe, e viene accompagnato da morbide ballerine munite di lacci che si incrociano sul polpaccio . Certo si ritiene opportuno indossare un accappatoio fino all’entrata in acqua, ma pian piano anche questo accessorio viene abbandonato e i costumi, da corti abiti pieni di bottoni si trasformano in tunichette attillate indossate su pantaloncini di maglia sottile.
Da qui il passo verso i primi castigatissimi costumi interi è breve: tra gli anni Venti e gli anni Trenta si assiste al boom della moda mare, complice l’invenzione di nuovi tessuti sintetici elasticizzati. Fino ad allora era ritenuto volgare prendere colore sotto il sole, ma in quegli anni una pioniera del fashion, Coco Chanel, appassionata di tintarella rivoluzionò totalmente i gusti femminili lanciando la moda dell’abbronzatura.
I due più importanti produttori di costumi da bagno mondiali, americani, scelgono come testimonial celebri dive del cinema dell’epoca, mentre la stoffa dedicata a questi capi si riduce via via avvicinandosi sempre più all’idea di un “due pezzi”. Nel 1933 René Grau disegna un costume in maglia di lana in cui il sopra è elegantemente unito al sotto da tagli ad arco, ma è solo nel 1946 che un ingegnere parigino, Louis Réard, inventa un audace due pezzi che battezzerà “bikini”, alludendo all’impatto esplosivo di un esperimento nucleare appena operato dagli americani nell’omonimo atollo.
E ripristinando così una moda dimenticata da poco meno di duemila anni.

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