(Cartoline a Ponzone) a cura di Lost Dream Editions
Le fotografie di Giorgio Giovanni Maria Jano, le sue “Città ideali” totalmente automatiche mi affascinano e mi stordiscono come le architetture improbabili di Maurits Cornelis Escher. Sebbene da tanti anni abbia studiato le immagini, e non pochi con la guida di Ando Gilardi, un grande iconologo la cui statura non è stata ancora capita, davanti alle fotografie di Jano mi sento un perfetto analfabeta iconico. Non so da che parte cominciare a leggerle. Ora, quello della lettura di un’immagine è un discorso estremamente complesso, ne sono consapevole, e anche soggettivo, come d’altra parte la lettura, nel senso della comprensione, dell’interpretazione di un testo. Ma rispetto ai testi, sappiamo almeno che quelli di certe lingue si leggono da sinistra a destra e altri al contrario. Da che parte si leggono le immagini di Jano, dove iniziano, dove finiscono? Anche se a volte documentano paesaggi urbani che mi sono familiari, faccio fatica a orientarmi, a riconoscere i punti di vista da cui ho visto di persona quegli spazi.
Ma è proprio in questo nuovo modo di vedere l’architettura urbana, in questo regalare agli altri un inusitato punto di vista che consiste il fascino sottile di queste città ridisegnate dall’obiettivo fotografico, in questo tacito modo di suggerirci che la visione, anche quando è mediata da un apparecchio che raccoglie fedelmente la realtà, resta un fatto soggettivo.
Anni fa, per realizzare un cortometraggio di animazione, ho dovuto approfondire lo studio della prospettiva, ed è allora che ho scoperto che la più “realistica” non è quella che rispetta fedelmente le regole della prospettiva rinascimentale, ma quella condita con un pizzico di anamorfosi, un ingrediente che i fotografi sono abituati a trovare nei loro obiettivi, che delle regole rinascimentali non si curano poi tanto: come le splendide immagini ottiche delle città reali interpretate da Giorgio Giovanni Maria Jano.
Nell’immagine:
Giorgio Giovanni Maria Jano, Milano, Castello Sforzesco.
( da Facebook, WE DO THE REST, 9 aprile 2014 )