Lo scorso 25 luglio 2020 si incagliava a Mauritius la petroliera giapponese Mv Wakashio. Fatalmente spezzatasi in due il 18 agosto, iniziava a riversare petrolio in questo paradiso naturale dando origine ad uno dei peggiori disastri ambientali del nuovo millennio. Siamo di fronte all’ennesimo prevedibile incidente legato all’uso delle energie fossili e alla loro gestione irresponsabile, nonostante sia ormai più di un secolo che il petrolio viene estratto e trasportato in tutto il mondo.
La storia della nostra dipendenza dal petrolio inizia con lo scavo dei primi pozzi petroliferi in Pennsylvania nel 1859 ad opera di George Bissel, un uomo d’affari americano alla ricerca di un carburante a basso costo per la neonata illuminazione urbana. Sostenuto da banchieri, finanziatori e tecnici, Bissel decide di applicare un metodo di prelievo già conosciuto da secoli in Cina per l’estrazione di salgemma, la trivellazione, dando il via ad una vera “corsa all’oro nero” che vedrà ben presto Rockefeller conquistare il monopolio della raffinazione e in seguito la proprietà dei maggiori giacimenti americani.
L’affare è così remunerativo che tutte le vicende connesse al petrolio sono accompagnate fin dall’inizio da guerre più o meno sanguinose: guerre monopolistiche che spazzano via i piccoli produttori, guerre sui prezzi per eliminare la concorrenza, guerre per l’accaparramento dei territori, guerre per evitare il diffondersi di fonti di energia alternative.
Alla fine dell’Ottocento Stati Uniti e Russia si contendono già il mercato europeo.
Gli americani (Standard Oil) forti del loro primato avranno la meglio, ma in Russia (dove già si utilizzano petroliere per il trasporto dell’oro nero) le famiglie Nobel e Rothschild che gestiscono i giacimenti di Baku, decidono di rivolgersi verso oriente: sfruttando le navi di un giovane commerciante inglese, Marcus Samuel ben introdotto nei mercati orientali, riescono ad ottenere il permesso di attraversare il Canale di Suez (sotto protezione inglese dal 1888) fino ad allora saggiamente chiuso al traffico delle petroliere, per ovvie ragioni di sicurezza e conquistano il mercato cinese.
A fine Ottocento la diffusione dell’illuminazione elettrica che rende obsoleto l’uso di petrolio mette in crisi il settore, così i produttori di oro nero aggrediscono immediatamente un altro mercato nascente, quello dell’automobile; anche il primo decennio del Novecento vede vacillare le compagnie petrolifere: negli Usa la Standard Oil viene smembrata per “cospirazione contro il libero commercio americano”, mentre in Russia scoppia la Rivoluzione sovietica che spinge gli operai a distruggere i giacimenti e le raffinerie di Baku.
I due conflitti che di lì a poco sconvolgeranno il globo, cambieranno gli equilibri nel giro di pochi decenni.
La prima guerra mondiale vedrà la Gran Bretagna ottenere il controllo dei ricchi giacimenti mediorientali e ridisegnare i confini della zona creando lo stato dell’Iraq e spartendosi il bottino con gli alleati francesi e americani. La seconda guerra mondiale sarà invece teatro di scontri fra tedeschi e russi per i giacimenti di Baku, e fra americani e giapponesi per quelli asiatici, ma alla fine del conflitto oltre l’80% della produzione e della raffinazione mondiale del petrolio sarà finita nelle mani delle principali compagnie petrolifere angloamericane: le Sette Sorelle.
Da quel momento in poi le istanze di indipendenza dei paesi mediorientali e nord-africani, e i loro tentativi di sfruttare economicamente le proprie risorse senza l’interferenza dei governi inglese e americano porteranno a sanguinose conseguenze.
Ad oggi la spinta a trovare fonti alternative di energia non ha ancora intaccato il mercato petrolifero mondiale che continua a fare danni a livello politico, economico e ambientale; dall’inizio del secolo ad oggi gli “incidenti” che vedono sversamenti in mare di petrolio (da navi o da piattaforme di estrazione) sono innumerevoli: considerando solo quelli “gravi” raggiungiamo la media di uno all’anno.
Sembra tuttavia che questo non sia sufficiente per scardinare un potere che ha messo radici soltanto un secolo fa.
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Cara Stefania aggiungo che a proposito di follie petrolifere è di questi giorni la notizia che il colosso Total intende costruire un imponente oleodotto attraversando, ovvero distruggendo, ettari di parchi naturali nel cuore dell’Africa. Qui il link per saperne di più ed eventualmente firmare contro: io ho già fatto. Quando si tratta di notizie sul web sono sempre un po’ diffidente ma se fosse… Non so se servirà davvero a impedire lo scempio ma tentare è sempre meglio di far niente. https://secure.avaaz.org/campaign/it/stop_the_total_disaster_loc/?bcRMFjb&v=128007&cl=17539209467&_checksum=6a56f0804640a598df6ffe10cf97905e1a00bc0a6cdd5ecd4ccf738ca4b63e98