(una modesta proposta)
I comunAndi:
1- Sono lavoratori e studenti: senza distinzioni di genere e di credo.
2- Usano la luce come materia prima, ma non sono solo fotografi.
3- Schiacciano il bottone ma fanno anche il resto.
4- Conoscono molto bene la storia della evoluzione dei procedimenti per fabbricare immagini dalla preistoria a oggi… e oltre.
5- Distinguono l’immagine unica da quella multipla.
6- Usano le istantanee come nodi al fazzoletto estremamente utili ma prendono anche appunti scritti.
7- Sono artisti ma solo quando hanno venduto.
8- Si divertono ma anche si arrabbiano.
9- Non si prendono sul serio.
10- Posti dal sistema dinnanzi all’umiliante alternativa di diventare adulti come tutti gli altri o di rimanere bambini, scelgono la seconda.
11- Sanno che la fotografia di una ingiustizia o di un crimine da sola non può provare nulla, ma diverse fotografie prese da tanti apparecchi diversi, in diversi momenti, della stessa ingiustizia e/o crimine, sì.
12- Prendono la fotografia a chi non ha più niente solo se – con il suo consenso – può essere veramente utile ad avere indietro qualcosa.
ovvero:
“NON FOTOGRAFARE…”
di Ando Gilardi
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati.
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni.
La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
Non fotografare chi ha lo manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti.
Non fotografare il suicida, l’omicida e la sua vittima.
Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza tu puoi farne a meno.
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l’eroico moncherino. Non ritrarre un uomo, solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall’incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l’attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie.
Non fotografare la madre dell’assassino e nemmeno quella della vittima.
Non fotografare il figli di chi ha ucciso l’amante, e nemmeno gli orfani dell’amante. Non fotografare che subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del “diritto all’informazione”. Se è davvero l’umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l’ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohemienne seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all’ergastolo, all’impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine? Perché presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo un flash sparato in faccia, possano giustificarti?
Bravi! Completamente d’accordo, basta con queste cose brutte e tristi, la vita il mondo è fatto anche di cose, gesti, azioni e persone “belle” nel senso più ampio della parola, iniziamo a “raccontare” quelle!!
Buongiorno,
ho inutilmente provato a iscrivermi alla Loggia P2 ma non ho i mezzi economici sufficienti, ho poi tentato con i Templari custodi del Santo Graal, ma non mi hanno nemmeno risposto.
Ora Vorrei iscrivermi alla vostra “setta” dei ComunAndi e vi chiedo di comunicarmi le procedure burocratiche per l’iscrizione.
A parte gli scherzi, vi scrivo per esprimervi la mia simpatia.
Franco.
Ciao Franco, chiunque voglia essere un ComunAndo, lo è. Fino a prova contraria.
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Questo “Manifesto” mi piace moltissimo.Sono un po’ carente per quel che riguarda il punto n°1 (anche nell’ultimo censimento mi pare che il lavoro casalingo fosse assimilato agli hobbies)e anche al punto 4: il mio essere autodidatta e allo stato brado sconfina con l’ignoranza, ma posso provvedere.
Per il resto,specie il punto 10…direi che ci siamo.
Splendido post, davvero, grazie.Condivido in pieno lo scritto di Gilardi.